martedì 21 dicembre 2010

Schiavi del debito



Come il tristo mietitore Moody's si accinge a tagliare il rating del Portogallo, già sottoposto ad una dura pressione sui conti pubblici.
Allo stesso modo della ex "Tigre Celtica", l'ennesimo paese di Eurolandia facente parte del prestigioso gruppo dei PIGS, viene posto sotto la lente di ingrandimento della nota società con sede a New York, che esegue analisi finanziarie per conto degli investitori.
Un declassamento del rating del debito pubblico, cioè del livello di fiducia nella solvibilità del debito emessi dai governi, costituisce un vero è proprio Armageddon per le casse pubbliche di una nazione.
La conseguenza più grave è costituita dal rialzo degli interessi applicati ai titoli di stato, che periodicamente una nazione emette per finanziarsi.
L'esempio dell'Irlanda è lampante, negli ultimi mesi le obbligazioni emesse da questo paese hanno raggiunto un picco del 9% annuo. A tanto il governo è dovuto arrivare pur di riuscire a piazzare un buon numero di titoli di stato.
E' sorprendente il potere che queste agenzie di rating hanno dimostrato, capaci di tramutare la prima nazione europea in termini di crescita, in paese subsahariano.
Chi ha tratto giovamento da tutto ciò sono stati soprattutto gli investitori, che si sono assicurati delle obbligazioni a rendimento sicuro (a meno che l'Unione Europea non fallisca), ad un tasso annuo che il mercato azionario ormai si sogna da tempo.
I capitali necessari per onorare un tasso di interesse faraonico verranno reperiti tagliando il welfare e abbassando gli stipendi al popolo irlandese, che sconterà la speculazione dei soliti ricchi investitori.
Il dubbio che le sforbiciate ai rating, elargite da queste agenzie, non siano del tutto disinteressate è purtroppo lecito, non si trova in effetti una motivazione plausibile per la quale un paese debba pagare un interesse elevatissimo e insostenibile, se non per l'intento dichiarato di arricchire chi già è ricco, permettendogli di appropriarsi di denaro a tutti gli effetti publico.
Dopo aver spremuto per bene la piccola Irlanda, tutte le attenzioni si sono concentrate sugli altri anelli deboli della catena, la Grecia, che a causa dei tagli pubblici imposti al governo è sull'orlo della guerra civile e la Spagna, che per'altro ha resistito pur dovendo alzare i tassi di interesse.
Il prossimo della lista è il Portogallo, che vede il suo rating declassato suscitando le preocupazioni dei mercati.
Fortunatamente l'agenzia ha subito chiarito le vere motivazioni del declassamento con un comunicato ufficiale:
"uno o due gradini, rispetto all’attuale ‘A1′. Fermo restando che la solvibilità del Portogallo non viene messa in discussione".
Un paio di gradini evidentemente sufficienti a far lievitare ulteriormente le future aste di titoli di stato, che nelle ultime sedute hanno raggiunto la ragguardevole cifra del 5%.
Altre agenzie come Fitch, "minacciano" , come si legge sui notiziari economici, di tagliare il rating a JUNK, cioè "spazzatura".
Stranamente queste operazioni assomigliano ad una vera e propria guerra economica condotta contro le economie europee.
L'obbiettivo dichiarato è quello di consentire ai ricchi investitori di realizzare guadagni astronomici a scapito della popolazione, a cui saranno chiesti sacrifici enormi per onorare debiti contratti contro la loro volontà.
Quello che sta avvenendo è evidentemente il trasferimento di richezza dal publico al privato, lasciandosi alle spalle un debito insostenibile per le casse di qualunque stato.
L'unica cura proposta dall'unione europea è costituita dall'imposizione di tagli alla spesa pubblica ed aumenti della tassazione.
Un esempio ci viene fornito dagli ultimi tagli imposti ad Atene, nel nome di una cura che assomiglia parecchio ad un'eutanasia.

Le misure, chieste in modo pressante da Bruxelles e decise durante una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri, comprendono un taglio alla quattordicesima (60%) e alla tredicesima mensilità (30%), nuova riduzione delle indennità salariali (per un totale del 12%), congelamento delle pensioni (in aggiunge a quella di tutti i salari pubblici già in atto), aumento dell'Iva (al 21%), eliminazione dei bonus ai manager pubblici, aumento delle imposte su alcool (+20%), sigarette (+65%), benzina (8 cents in più al litro), gasolio (3 cents) e beni di lusso.

Questi sacrifici saranno interamente a carico della popolazione, costretta a rinunciare ad un benessere conquistato in anni di sacrifici e lotte.
In passato ci si limitava a privatizzare i guadagni e socializzare le perdite, ma evidentemente in tempi di vacche magre ci si "accontenta" di spolpare le esigue casse statali.
Il prossimo obiettivo è senza dubbio l'Italia, osso indubbiamente più duro, ma con un debito pubblico da spavento.
Un declassamento del rating, peraltrò già basso, provocherebbe un'impennata degli interessi sul debito che già ora fatichiamo ad onorare.
Una possibile soluzione potrebbero essere gli EuroBond di Tremonti, tuttavia mal digeriti dalla Germania, che sconterebbe dei tassi di interesse maggiori.
Il tasso di interesse applicato su questi Bond sarebbe infatti una media tra i tassi di tutte i paesi europee, di conseguenza gran parte degli oneri ricadrebbero sul contribuente tedesco.
Purtroppo non si vedono alternative ad una strategia comune dell'Unione Europea, atta a contrastare un fenomeno che sta assumendo i connotati di un vero e proprio assalto alla diligenza.
Un Bond europeo permetterebbe di controllare maggiormente il tasso di interesse nel collocamento alle aste e avrebbe il vantaggio di eliminare questo tipo di speculazioni sulle singole nazioni.
L'alternativa sarebbe quella di "ridurre a ben più miti consigli" le agenzie di rating, che sforbiciano qua e là in maniera apparentemente irresponsabile (o voluta?) per la gioia di pochi e il disastro di troppi.

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