lunedì 27 giugno 2011

Moody's sotto inchiesta



Una volta tanto è Moody's ad essere posta sotto la lente di ingrandimento.
La procura di Trani indaga da ormai un'anno sull'agenzia di rating americana, da quando il 6 maggio del 2010, a borsa aperta, espresse un giudizio negativo sul sistema bancario Italiano, contagiato dalla crisi greca.
Il giudizio negativo era infondato ed azzardato, a detta delle altre agenzie internazionali e venne ritirato la sera stessa, ma il danno erà già stato fatto.
Gran parte dei titoli italiani scontarono una perdita tra il 4 e il 7 percento.
Da qui Federconsumatori e Adusbef presentarono un'esposto alla procura di Trani, per verificare l'eventuale speculazione ai danni dei risparmiatori e venne aperta un'inchiesta.
In questi giorni Moody's ci riprova con un'attacco a tutto campo, dopo la minaccia di un downgrading di 23 enti locali fra regioni, città e province italiane, tocca di nuovo al sistema bancario.
Ben sedici banche messe sotto osservazione, tra le quali UniCredit, Banca Popolare di Milano, Intesa Sanpaolo, Cassa di risparmio di Firenze, Montepaschi, Cassa depositi e prestiti e Banco Popolare.
In pratica tutto il sistema bancario italiano, oltre alle principali aziende a partecipazione statale tra cui Enel, Eni e Finmeccanica.

Da qui la decisione di intensificare le indagini da parte della procura di Trani, con il supporto di consulenti internazionali.
Le accuse sono pesantissime, Moody's è infatti indagata per market abuse, manipolazione del mercato finanziario, aggiotaggio, divulgazione di notizie false o non completamente vere che turbano il mercato azionario.
Dalle prime verifiche è emerso che i report emessi dall'agenzia non sono affatto condivisi dalla comunità di analisti internazionali e sembrano addirittura infondati.
Ciò nonostante i declasamenti emessi appaiono come sentenze di morte, basti pensare alla Grecia, con l'interesse dei titoli di stato schizzato alle stelle, non appena Moody's ha provveduto ad abbassare il rating.
Il sospetto di un conflitto di interesse è fondato, soprattutto se si considerà che tra i principali azionisti dell'agenzia troviamo la Berkshire Hathaway (con una quota pari al 19,1% del capitale), una delle maggiori società assicurative del mondo di proprietà del finanziere Warren Buffett e Fidelity (10,5%), uno dei maggiori gestori di fondi.
Da questo punto di vista, le agenzie di rating sono una potente arma in grado di scardinare il sistema economico di nazioni intere e gli ultimi outlook negativi sul nostro paese, considerati infondati, appaiono come l'ennesimo attacco economico ai danni delle finanze pubbliche.
Tra i nomi eccellenti nel registro degli indagati troviamo Ross Abercromby, dirigente della stessa compagnia americana, a cui sono imputati i reati di abuso di mercato e aggiotaggio.
L'indagine non è un caso isolato, in Spagna è stato aperto un fascicolo simile.
La Procura di Trani è pronta a chiedere a Bankitalia e alla Consob l'interdizione della società di analisti e questo potrebbe essere il primo passo verso la messa al bando dello strapotere delle agenzie di rating.

giovedì 23 giugno 2011

I bombardamenti Nato in Libia

Nonostante la guerra in Libia sia confinata nel dimenticatoio mediatico continuano i bombardamenti NATO sui cieli di Tripoli.
Migliaia di bombe "intelligenti" vengono sganciate sulla città, con l'unico risultato di causare innumerevoli vittime tra i civili, mentre il Rais rimane al sicuro nel suo bunker.
Le autorità libiche denunciano l'uccisione di donne e bambini, accuse a cui la NATO non ha mai risposto.
Piuttosto l'alleanza ha iniziato a lamentare l'esaurimento di bombe e missili e la scarsità di fondi.
I video allegati mostrano i servizi realizzati dagli inviati di Russia Today a Tripoli.
Questi documentari non vengono mostrati dai telegiornali nostrani, che preferiscono proporci la solita frittata politica.
Messi di fronte a queste immagini possiammo davvero parlare di missione umanitaria?
Non dimentichiamo che questa volta le bombe che uccidono sono anche le nostre, sganciate su di un paese a cui eravamo legati, fino a poco fa, da un trattato di amicizia e a cui avevamo chiesto perdono per il periodo coloniale.







"L'Italia non ha dichiarato guerra a nessuno" osserva laconico il Presidente della Repubblica.

Eppure queste sembrano proprio immagini di guerra.
Siamo certi che il popolo Libico abbia domandato all'occidente di essere salvato in questa maniera?
Davvero crediamo che ci saranno grati per questo?

venerdì 10 giugno 2011

La prima portaerei Cinese




"Shi Lang", come l'ammiraglio della dinastia Ming che conquistò Taiwan, questo il nome dato alla prima portaerei della storia Cinese.
In realtà un nome già lo aveva, "Riga", doveva essere la seconda unità classe Admiral Kuznetsov della marina dell'Unione Sovietica.
Varata nel 1988 fu trasferita incompleta all'Ucraina al crollo dell'Unione Sovietica.
Venduta priva di qualunque sistema d'arma ad una compagnia cinese chiamata Chong Lot Travel Agency nel 1998 per 20 milioni di dollari con l'intenzione ufficiale di farne un'enorme casinò galleggiante, venne trainata a rimorchio nel Mar Nero per 16 mesi, fino ad ottenere nel 2000 il via libera del Governo Turco per l'attraversamento delle stretto dei Dardanelli.
Dopo un viaggio di 4 mesi entrò nelle acque territoriali Cinesi, presso i cantieri di Dalian e li vi restò fino ai giorni nostri.
Ufficialmente il Governo di Pechino ha continuato a dichiarare che la "Riga" sarebbe divenuta un casinò, anche se il sospetto era che i militari volessero studiarne le tecnologie costruttive, per avviare un proprio programma di portaerei.
Da poche ore è arrivata la notizia che conferma i sospetti, il Governo Cinese ha ufficializzato di essersi dotata di una portaerei.
La "Riga", da qui in poi "Shi Lang" è stata dotata di armamenti e sistemi radar di ultima generazione e secondo le ultime indiscrezioni potrebbe iniziare le prove in mare nelle prossime settimane.
La supremazia degli Stati Uniti nella regione, da sempre garanti dell'indipendenza dell'isola di Taiwan, viene minata dal potenziale militare Cinese in continuo aumento.
La Difesa statunitense, con la recente visita a Taiwan del segretario Robert Gates, ha rinnovato l'impegno di fornire armamenti all'isola ribelle con un contratto di 6,4 miliardi di dollari, facendo irritare non poco Pechino che ha risposto testando con successo un nuovo missile balistico.
Il Dong Feng-21 dotato di un raggio d’azione di circa 2 mila chilometri e armato con testate convenzionali ad alto esplosivo, è concepito per colpire con precisione le portaerei individuate dai nuovi sofisticati satelliti o dai radar costieri.

Sempre più spesso si verificano schermaglie tra le portaerei Statunitensi, che si spingono nel Mar della Cina Meridionale e gli aerei di Pechino, che considera quelle acque suo dominio esclusivo.
Nel contempo sottomarini della marina Americana si avvicinano ai nuovi cantieri navali cinesi per spiare le unità in costruzione, provocazioni a cui i cinesi rispondono inviando gruppi navali a incrociare tra le isole nipponiche.

La nuova corsa agli armamenti rischia di stravolgere gli attuali equilibri strategici esistenti, con la possibilità concreta di scatenare una nuova guerra nel pacifico.

giovedì 9 giugno 2011

Santoro contro tutti




Cala il sipario sul programma più discusso degli ultimi tempi, dopo il divorzio tra la RAI e Santoro, l'ultima puntata di stasera era incentrata sul referendum popolare. Tra gli ospiti il Ministro Castelli, Brunetta, Bersani e ovviamente Marco di Pietro e Travaglio, oltre ad Adriano Celentano in collegamento telefonico.
Decisamente schierata nei confronti dei quesiti referendari, tutta la puntata è abilmente studiata in maniera tale da far pendere lo spettatore verso il SI abrogativo, grazie a un Travaglio agguerrito più che mai.
Annozero è agli sgoccioli ma non rinuncia ai fuochi d'artificio finali, con l'acceso diverbio tra Castelli e il conduttore, nato quando il ministro si è lamentato di pagare il canone per gli interventi di Marco Travaglio.

«Noi non usiamo un soldo del canone", gli risponde con decisione Santoro: "Noi finanziamo altre trasmissioni comprese quelle che voi partiti avete imposto alla Rai. Insopportabile. 15 milioni milioni di euro in pubblicità per la nostra trasmissione quest'anno. Siete voi che dovete lasciare libera la Rai".

Continua inoltre aggiungendo "Avete rotto. Non si sopporta più. Noi vogliamo la Rai pubblica, siete voi che ci rovinate, noi sappiamo gestirla. Sono i vostri che sono invendibili e incomprabili. È Sgarbi. Noi siamo nel mercato. Chi ha pagato Sgarbi?" Chi paga Minzolini. Chi paga Rai1 , Rai2 noi paghiamo Rai1, Rai2, siamo stufi".

Lo scontro si protrae per alcuni minuti coinvolgendo l'onnipresente Di Pietro e Brunetta ma alla fine Santoro recupera il controllo della trasmissione, scusandosi del battibecco.
È ormai assodato che Michele Santoro abbandona perchè considerato dai vertici Rai come ospite sgradito nonostante il suo grande successo del 21% di share fisso in un canale che di media raggiunge l'8%.
La scelta dei vertici aziendali appare pertanto insensata e votata esclusivamente a compiacere il Governo di maggioranza, per quanto sia in contrasto con la volontà degli italiani e contro ogni buon senso manageriale.
Tuttavia il dado è tratto e ci pensa in chiusura un coriaceo Celentano a dare la spintarella finale al referendum, dicendo che il papa ha detto di votare SI al referendum abrogativo, per preservare l'ambiente e la natura dalle fonti di energia pericolose.
Botti finali con la battuta finale di Santoro che auspica ad una privatizzazione della RAI, in maniera tale che una libera concorrenza ridimensioni i guadagni delle reti di Berlusconi.
Titoli di coda con Vauro che, senza ormai alcun freno, definisce il direttore della RAI e Bruno Vespa servi di Berlusconi.
Applausi e ovazioni per l'uscita di scena, almeno dalla rete pubblica, di Michele Santoro.

mercoledì 8 giugno 2011

Cameron e Sarkozy ora tocca alla Siria



Sembrava che il pugno di ferro del Governo Siriano per reprimere le proteste sarebbe passato inosservato, invece Gran Bretagna e Francia presentano oggi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu una risoluzione che condanna il regime del Presidente Bashar al Assad.
Al momento la risoluzione esclude qualunque forma di intervento militare e si limita a richiedere l'accesso al paese da parte degli aiuti umanitari.
E mentre gli scontri continuano centinaia di profughi si riversano sulla frontiera con la Turchia, pronta a fornire assistenza ai rifugiati.
Cifre irrisorie rispetto ai 450.000 curdi iracheni che raggiunsero i confini durante la prima guerra del golfo nel 1991 .
Hanno già fatto sapere Cina e Russia che voteranno contro la risoluzione:
"La situazione in Libia ha dimostrato che l'uso della forza non è la risposta"
ha ribadito l'ambasciatore russo UE Vladimir Chizhov.
Il premier britannico David Cameron ha commentato la dichiarazione:
"Se qualcuno voterà contro la risoluzione e tenterà di porvi un veto, se la vedrà con la sua coscienza".
Anche se al momento non è in programma alcun intervento nella regione, è davvero singolare il neonato ruolo interventista assunto recentemente dall'asse Anglo Francese.
Il ruolo di "arbitro del mondo" tradizionalmente esercitato dagli Stati Uniti viene ora ricoperto dall'accoppiata Cameron-Sarkozy, talmente influenti da non riuscire neppure a presentare una risoluzione da parte dell'intera Unione Europea.
Mentre il gigante Americano è impegnato a ripianare i buchi di bilancio creati dal cowboy W. Bush, le due nanopotenze Europee riscoprono una politica da primi anni '900, incuranti del fatto che oggi le cose sono un tantino cambiate.
Il regime Siriano è sostenuto nella repressione dall'Iran, mentre la Russia ha fatto presente di non tollerare nessun'altra ingerenza in stati sovrani da parte della NATO.
La guerra in Libia è appena iniziata e un'intervento di terra appare necessario per conseguire un cambio di regime, ciò nonostante si prospetta un braccio di ferro dagli esiti incerti che rischia di lacerare le relazioni diplomatiche dell'Unione Europea con Cina e Russia.
La stessa UE viene messa ulteriormente sotto pressione a causa di una politica estera imposta con la forza da Cameron e Sarkozy, smaniosi di rispolverare un'improbabile "Grandeur" che rischia di trascinare tutti noi nel disastro.
Sarebbe auspicabile, per quanto riporti alla mente tragedie passate, la creazione di un nuovo asse Roma-Berlino, che faccia presente che la politica estera Europea viene concordata con tutti i paesi membri.

venerdì 3 giugno 2011

Nuovo batterio killer



Preoccupante l'epidemia di Escherichia Coli che ha causato la morte di 17 persone.
Sono in Germania tutte le infezioni accertate e ora, dopo aver ritirato le accuse sui cetrioli spagnoli, le attenzioni sono concentrate sull'acquedotto di Amburgo, forse contaminato con concimi infetti.
Il batterio dell'escherichia coli vive normalmente nell'intestino dell'uomo, ma è la prima volta nella storia che si ha notizia di un ceppo così virulento.
L'infezione si propaga attraverso le feci di ruminanti infetti, da qui la necessità di prevenire ogni possibile contaminazione lavando accuratamente frutta e verdura, evitando il consumo di latte non pastorizzato e carne poco cotta. Tenersi lontani da ambienti contaminati da feci di bovini e pecore ed evitare di bagnarsi in acqua dolce.
Il primo sintomo è la diarrea, che diventa emorragica nel giro di poche ore e si manifesta senza febbre o dolori addominali.
L'infezione dovrebbe risolversi nel giro di 4/5 giorni ma nei casi sfortunati la tossina che produce il batterio entra in circolo provocando anemia e insufficienza renale.
Al momento non si hanno notizie di casi nel nostro paese ma si raccomanda comunque la massima prudenza.
La situazione sembra sotto controllo, tuttavia ad inquietare maggiormente sono le analisi condotte sul batterio mutante che hanno riscontrato una forte resistenza a molti antibiotici, tra cui gli aminoglicosidi, i macrolidi e i beta-lattamici, cosa che ne rende difficile il trattamento.
Ancora sconosciuta la provenienza del nuovo ceppo, un'ipotesi potrebbe essere una mutazione spontanea, anche se da sola non basta per spiegare la più estesa epidemia degli ultimi anni causata da un batterio.
Resta plausibile la pista militare, il batterio potrebbe essere parte di un progetto di arma batteriologica sfuggita al controllo, che ha avuto modo di diffondersi con estrema rapidità.

mercoledì 1 giugno 2011

Super diga in Amazzonia



Il Brasile approva la costruzione della terza diga più grande del mondo che sorgerà sul fiume Xingu a Belo Monte, nello stato occidentale di Para.
Lunga 6 chilometri sommergerà ben 500 chilometri quadrati di foresta Amazzonica.

La diga, dal costo faraonico di 17 miliardi di dollari, devierà l'80 percento delle acque del fiume, con devastanti effetti su fauna e flora di almeno 100 chilometri di rive abitate.

La battaglia degli ambientalisti e Indios iniziò già nel 1989, quando riuscirono ad arrestare la costruzione di una prima diga sul fiume.
Da allora trent'anni di cause legali non sono bastate a salvare uno dei più grandi patrimoni naturali del mondo, è stato infatti presentato e approvato il progetto definitivo.
L'associazione Survival International ha inoltrato formali proteste al Governo, alle quali ha risposto il ministro alle miniere e all'energia, Edison Lobão, secondo cui "forze demoniache" sono all'opera per bloccare il progresso del Brasile.
Ha fame di energia la nuova potenza economica Brasiliana e la diga rappresenta un progetto cruciale per la crescita del paese.
Poco importa se una buona fetta del "Polmone Verde" finisce sott'acqua.

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