sabato 14 gennaio 2012

USA-UE, guerra economica a colpi di rating



Inaspettato e perverso, a detta dei politicanti e degli economisti.
Così viene giudicato il declassamento di S&P dell'area Euro, che vede la Francia subire l'onda di vedersi togliere la tripla "A", mentre toglie addirittura due punti all'Italia che ora si trova in classe "B", in compagnia di paesi come il Perù ed il Kazakistan.
Sembrava che le manovre "Lacrime e Sangue" a cui noi tutti saremo sottoposti e gli interventi alle pensioni avessero ridato un briciolo di stabilità ai mercati, con un significativo abbassamento del costo del debito.
Invece per l'ennesima volta , un'agenzia di rating privata d'oltreoceano, i cui capitali sono di investitori privati e la cui principale attività è lucrare, abbassa il giudizio scatenando il panico in borsa.
Molto probabilmente si ripeterà il circolo perverso che ha gettato nel caos la Grecia, i tassi di interesse del debito pubblico riprenderanno a schizzare verso le stelle, rendendo necessaria una nuova manovra che colpirà ancora una volta i cittadini e i capitali privati, avvicinandoci ulteriormente al fallimento.
Questa volta però viene colpito un peso massimo come la Francia, mentre la Germania viene risparmiata almeno per il momento.
E' ormai palese che i declassamenti, che arrivano con tempistiche perfette per abbattere i mercati, sono il prodotto di una guerra economica voluta evidentemente dagli Stati Uniti, con l'intento di far crollare l'Unione Europea.
Potrebbe suonare strano, ma ci sono alcuni elementi che invitano a riflettere sulla questione.
Anche gli Stati Uniti sono alle prese con un'enorme debito pubblico che sta minando la credibilità internazionale dell'economia Americana, il dollaro fino a poco tempo fa nei mercati internazionali stava diventando carta straccia e già si stava pensando ad una valuta alternativa da utilizzare come valuta di scambio, sia nelle transazioni internazionali che nella vendita del petrolio.
Il naturale sostituto del dollaro è ovviamente l'Euro, che fin dalla sua nascita si è rivelato una moneta più stabile e forte, dato che rifletteva il potere economico dei paesi Europei.
I principali detentori del debito pubblico Americano sono gli altri paesi del mondo tra cui la Cina, che è il principale creditore con oltre 3 triliardi di dollari o meglio, 3.000 miliardi di dollari.
A causa del deprezzamento del dollaro, in più di un'occasione la Cina ha minacciato di affondare l'economia Americana liberandosi delle sue riserve di debito ed azzerandone il valore.
Con i continui abbassamenti del rating delle principali economie del vecchio continente, gli investitori vengono spinti a disinvestire i loro capitali, che possono essere reimmessi in mercati considerati più sicuri, come ad esempio quello Americano. Nel frattempo l'euro perde inesorabilmente valore mentre il dollaro si riconferma valuta forte.
Sarebbe così assurdo pensare che i recenti "attacchi" delle agenzie di rating siano orchestrati dallo stesso governo Americano, in maniera tale da risollevare il biglietto verde ed evitare la bancarotta, gettando in pasto alla speculazione il "cugino" europeo?
Quando pensiamo ai principali rivali della supremazia Americana nel mondo e ci vengono in mente Cina e Russia, dimentichiamo che il principale rivale, dal punto di vista economico, è proprio l'Unione Europea. La verità è che il governo Americano ha cercato una strategia per liberarsi della crisi economica che ha provocato ed esportato in tutto il mondo e per farlo ha deciso di sacrificare lo scomodo alleato d'oltremare, approfittandone per riconfermare la supremazia sul resto del mondo.

venerdì 6 gennaio 2012

Iran, ombre di guerra totale




L'Iran con il suo programma nucleare rappresenta senza dubbio il peggior grattacapo che l'alleanza occidentale abbia avuto negli ultimi decenni.
Dopo aver dato fondo alle risorse economiche e militari nelle campagne in Iraq, Afghanistan e infine in Libia, la NATO, che oggi più che mai rappresenta il braccio armato dell'imperialismo Anglo Americano,
si trova a fronteggiare le ambizioni atomiche di Ahmadinejad.
A nulla valgono le minaccie di continue sanzioni economiche, non ultime quelle relative all'embargo sul petrolio, che danneggiano più i paesi Europei che non l'Iran, che può contare sul supporto economico dei giganti Cinese e Russo.
Le missioni umanitarie condotte a suon di bombardamenti hanno azzerato ogni rimasuglio di credibilità della NATO sul fronte internazionale, impreparata al confronto anche militare con una nazione che non è esattamente una repubblica delle banane o un deserto Sahariano ma, al contrario, una nascente potenza economica e militare.
L'Iran testa ogni giorno nuovi sofisticati apparati missilistici in grado di colpire obiettivi a grande distanza mentre la corsa al nucleare , nonostante gli assassini chirurgici di scienziati Iraniani ad opera dei servici segreti occidentali, non accenna ad arrestarsi. L'Iran è già arrivato ad arricchire barre di combustibile nucleare adatti al consumo in reattori civili e presto sarà in grado di fabbricare uranio per scopi militari.
Nel frattempo flette i muscoli con le più grandi esercitazioni militari navali mai svolte fin'ora, per dieci giorni le unità della Repubblica islamica manovrano in acque internazionali e testano sofisticati sistemi antiaerei e antinave.
La marina Iraniana, forte dei suoi armamenti derivati dai sistemi Russi e Cinesi paventa la chiusura dello stretto di Hormnuz, da cui passa il 40% del petrolio mondiale, qualora il paese venga ulteriormente sanzionato e arriva persino a minacciare apertamente le portaerei Americane che nel frattempo incrociano nel Golfo.
Il regime ha imparato bene la lezione e non apre spiragli a negoziazioni con la comunità internazionale, ma tira dritto verso lo sviluppo del suo esercito, sempre più equipaggiato ed efficace.
E' molto probabile che la NATO abbia già preso la decisione di bombardare i siti di arricchimento dell'uranio e che sia in attesa del momento più propizio.
Tuttavia la NATO è consapevole di non essere in grado di portare a termine un attacco senza evitare pesanti ritorsioni, oltretutto la crisi economica e gli arsenali svuotati dalle ultime missioni peggiorano le cose.
Senza contare le minaccie della Cina e della Russia, che hanno già fatto sapere che metteranno il veto a qualunque intervento militare che la NATO proporrà in sede ONU, non nascondendo di essere disposti ad aiutare militarmente la Repubblica islamica in caso di attacco.
Senza dubbio Ahmadinejad ha giocato bene le sue carte, ha lasciato che l'Occidente esaurisse le sue risorse con le sue ambizioni imperiali, compattando la nazione e rafforzandola, in modo da scoraggiare una potenziale aggressione.
Le possibilità di un intervento chirurgico, che miri a bombardare esclusivamente obiettivi militari sensibili si riducono di pari passo con la probabilità di avere perdite minime.
A meno di mettere in scena il più grande bombardamento missilistico in larga scala, che riporti l'Iran all'età della pietra, ma in quel caso sarebbe davvero Ahmadinejad il cattivo?
Un'eventualità remota ma non impossibile, ma a quel punto sarebbe davvero guerra totale.

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