martedì 28 gennaio 2014
Banca d'Italia privatizzata
Con un decreto legge passato in secondo piano il governo Letta intende privatizzare la Banca d'Italia.
Tale provvedimento va a quotare in borsa l'istituto finanziario che da sempre vigila sulle finanze italiane, esponendola ai mercati speculativi e scardinando un sistema stabile e collaudato che esiste fin dai primi anni del secolo scorso.
Alcuni gruppi parlamentari, come il movimento 5 Stelle, condannano tale decisione definendolo come l'ennesimo furto ai danni dei cittadini.
Tale decisione puo avere in prima analisi ben poco di comprensibile e sembra un provvedimento studiato per compiacere i poteri forti della BCE, con l'obiettivo di avvinghiare ulteriormente la politica bancaria del nostro paese, rivelatasi in maniera del tutto insopettabile molto più lungimirante ed attenta di molti altri paesi del vecchio continente.
I politici nostrani motivano questa scelta con la volontà di aumentare il valore delle quote di questo istituto, ferme dal 1936 a circa centocinquanta mila euro.
Da sempre questo capitale puramente simbolico è stato partecipato da una ristretta rosa di banche ed istituti statali rigorosamente italiani.
Obiettivo principale è stato fin da sempre quello di vigilare sul mercato finanziario, definendo le politiche con le quali le Banche prestano il denaro ed investono, perseguendo l'interesse nazionale.
Il timore di questa cessione al privato va ricercato nel potenziale conflitto di interesse che i nuovi azionisti di Bankitalia potranno avere, avendo voce in capitolo nella scelta dei mercati finanziari.
Inoltre la nuova regolamentazione prevede che tutti i soci non possano possedere più del 3% delle quote ciascuno.
Dato che isituti come Banca Intesa e Unicredit possiedono da sole più del 50% delle quote, queste dovranno essere redistribuite e non è detto che non vadano a finire in mani straniere, che faranno di tutto salvo che l'interesse del nostro paese.
Il decreto prevede inoltre che Bankitalia stessa, o meglio lo Stato Italiano cioè noi, ricompri le eccedenze di quote, ad un costo attualmente non quantificabile ma certamente elevato. Potrebbe essere un aiuto di stato furbescamente camuffato?
Preocupazioni e perplessità per questa decisione vengono manifestate addirittura da esponenti di Bankitalia stessa, spiazzate di fronte ad un provvedimento che neppure loro comprendono.
Il nostro governo farebbe meglio a rivedere questa decisione e a dare motivazioni valide a sostegno, l'impressione infatti è quella dell'ennesima regalia di stato che saranno i cottadini tutti a pagare.
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