giovedì 17 febbraio 2011
For All Mankind
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First Set Foot Upon the Moon
July 1969 A.D.
We Came in Peace For All Mankind »
20 luglio 1969 ore 4.17 : "Houston, qui Base della Tranquillità. L'Aquila è atterrata. "
Nel mare della tranquillità, a 384.000 chilometri sopra le nostre teste si compiva il piccolo passo di un uomo che fu il grande balzo dell'umanità.
La Luna, nei secoli desiderio inconscio dell'uomo, veniva per la prima volta raggiunta dalla missione Apollo 11, stabilendo definitivamente l'inizio dell'esplorazione spaziale.
Come ogni conquista, la principale ragione dello sforzo più grande che uomo abbia mai concepito fu dettato dalla guerra.
Tutto ebbe inizio nel 1961, agli albori della gara spaziale tra URSS e Stati uniti.
In un discorso alla nazione il presidente Kennedy annuncia al mondo la nascita del Programma Apollo, del costo di 22 miliardi di dollari, con lo scopo di portare un uomo statunitense sulla Luna entro la fine della decade.
"Abbiamo scelto di andare sulla Luna e di fare altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili", disse Kennedy.
Perchè il Presidente degli Stati Uniti scelse un'obiettivo così difficile da raggiungere?
Ai tempi l'America era in gara con l'Unione Sovietica per il predominio sul mondo, la seconda guerra mondiale era terminata da poco più di un decennio e già si affacciava la minaccia di una nuova guerra.
Ma questa volta le armi di distruzione di massa avevano raggiunto un potere tale che, per la prima volta, l'uomo era realmente in grado di annientare se stesso e tutte le forma di vita sulla Terra.
Fu il reale rischio di un'Apocalisse a fare in modo che lo scontro tra i due blocchi venne spostato dal conflitto militare alla sfida spaziale?
Con quel discorso l'intento di Kennedy fu quello di rendere coesa la nazione, in modo da concentrare all'unisono gli sforzi di ogni singolo americano. Se la sfida Lunare fosse stata vinta dagli Americani, essi avrebbero prevalso sui Russi, poichè avrebbero dimostrato di essere superiori dal punto di vista tecnologico.
Eppure quel giorno del 1969 l'umanità intera era stretta attorno ai tubi catodici in bianco e nero, per assistere alla prima diretta televisiva interplanetaria della storia umana, del primo sbarco sulla Luna della storia umana.
Per 5 giorni l'umanità fu una ed unica.
Non esistevano più Russi ed Americani, per la prima volta nacque la consapevolezza di abitare tutti lo stesso pianeta ed ogni uomo fu semplicemente "di razza umana".
Come un'unica entità gli abitanti del pianeta Terra assistevano al primo passo verso le stelle, unica speranza di salvezza da un'estinzione certa.
Forse il più grande miracolo della missione Apollo non fu quello di portare due astronauti sulla Luna, ma quello di aver dato all'uomo una visione più grande di se stesso, salvandolo dall'auto distruzione.
Oggi come allora vediamo grandi blocchi contrapposti, ognuno con volontà di predominio sugli altri.
La minaccia di una nuova guerra mondiale richiede una nuova missione, una nuova utopia da raggiungere che consenta ancora una volta all'uomo di sopravvivere.
Oggi il Presidente degli Stati Uniti punta il dito su una nuova meta, guarda oltre la Luna e dichiara che l'uomo andrà su Marte entro il 2030.
Questa volta lo sforzo andrà al di là delle capacità di una singola nazione ed è per questo che fin da ora viene richiesta la collaborazione di tutte le agenzie spaziali del mondo.
Può la condivisione di un obiettivo comune tanto lontano, unire gruppi di persone divise da opinioni e interessi contrastanti?
Le conquiste tecnologiche di una simile impresa, permetteranno all'uomo di accedere a risorse illimitate, in modo da cancellare definitivamente le guerre e le ingiustizie?
Possono avere le missioni spaziali, per queste motivazioni, un significato ancora più profondo ed ampio, dell'allunaggio o ammartaggio di un uomo?
"Lo stolto guarda il dito che indica la luna.
Il saggio guarda la luna".
La chiave del successo dell'uomo è la capacità di adattarsi alle condizioni più ostili e di porsi obiettivi al di là delle sue possibilità, nell'intento di migliorare se stesso. Marte è solo il secondo passo.
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