domenica 13 febbraio 2011

Ondata Islamica



Un'onda di rivoluzione attraversa in queste settimane il Maghreb. In Tunisia la cacciata di Ben Ali getta il paese nel caos. Il presidente del Parlamento, Fouad el-Mabazaa, assume l'incarico temporaneo di presidente della Repubblica, mentre disordini, saccheggi e rivolte nelle carceri rendono impossibile ristabilire l'ordine pubblico. Il presidente è fuggito con la famiglia al seguito, cercando riparo in Arabia Saudita, mentre si apre una nuova emergenza sbarchi, con i primi arrivi di migliaia di profughi in cerca di rifugio in Europa.
A qualche migliaio di chilometri di distanza l'Egitto, da sempre guida e riferimento di tutto il mondo arabo, viene sconvolto dai medesimi moti rivoluzionari, segnando la fine del dominio quasi trentennale di Hosni Mubarak.
Dopo alcune settimane di tentennamenti, in cui il Rais ha tentato di restare al potere promettendo nuove riforme, la folla oceanica che ha invaso Il Cairo lo ha costretto a cedere tutti i poteri ai militari, che si propongono come garanti delle aspirazioni democratiche di un popolo oppresso da decenni di regime.
In queste ore la folla esulta al grido di "Dio è grande" mentre il vicepresidente Omar Suleiman preme affinchè vengano indette al più presto nuove elezioni democratiche, nel timore fondato di un colpo di stato da parte dei militari.
L'occidente guarda con attenzione agli avvenimenti di queste ore, auspicando una transizione democratica del paese, senza spargimenti di sangue. L'attivismo dei Fratelli Mussulmani fa presagire una possibile deriva islamista del paese, che causerebbe un'effetto domino in tutto il mondo arabo.
Israele manifesta preocupazioni sul futuro dei rapporti col vicino Egitto, avendo perso un leader che garantiva un'alleanza strategica decennale coi Il Cairo.
Una possibile ascesa al potere dei Fratelli Mussulmani, potrebbe causerebbe un cambiamento di rotta analogo a quanto avvenuto in Iran con l'Ayatollah Khomeini, con il rischio di travolgere la Tunisia, che al momento è senza un Governo.
A rischio anche Algeri, scossa da tumulti popolari che al momento vengono contenuti da un impressionante apparato di polizia.
Non a caso Ahmadinejad plaude alla rivoluzione definendola un "Risveglio Islamico" e propondendo l'Iran come nuova guida spirituale del nuovo mondo Arabo.
Nel frattempo gli Stati Uniti stanno alla finestra a guardare, incuranti delle preoccupazioni sollevate dagli alleati Israeliani, che rischiano di trovarsi con un nuovo fronte caldo aperto con l'Egitto.
La speranza è che queste rivolte possano portare ad un governo libero e democratico, senza riaccendere un nuovo fondamentalismo islamico. Gli avvenimenti dei prossimi giorni andranno a disegnare un nuovo medioriente e a ristabilire gli assetti e i rapporti di forza tra il mondo occidentale e quello arabo.
Il fatto che la Fratellanza Musulmana nei giorni scorsi abbia preso le distanze dalle affermazioni dell’Ayatollah Khamenei e di Ahmadinejad, sulla natura prevalentemente islamica della rivolta fanno sperare in bene, tuttavia i timori restano fondati.

Nessun commento:

Posta un commento

ShareThis