lunedì 21 marzo 2011

Perchè Sarkozy attacca la Libia



Quali sono le vere motivazioni che spingono il Presidente Francese a dichiarare guerra alla Libia?
Da una parte ci sono le ragioni ufficiali altruiste ed idealiste, per le quali Sarkozy ha parlato alla nazione nel discorso in cui annunciava l'attacco a Muammar, sostenendo la necessità di salvaguardare la vita del popolo libico, trucidato dall'esercito fedele al Rais.
Dall'altra parte troviamo le vere ragioni di stato, ritenute evidentemente così importanti da giustificare un cambiamento radicale in politica estera, soprattutto nei confronti del mondo Arabo.
Le motivazioni politiche sono fin tropo chiare, l'anno prossimo la Francia sarà chiamata ad eleggere il nuovo presidente e, qualora gli eventi sul fronte libico si mettano bene, Sarkozy potrà presentarsi da vincitore agli elettori, garantendosi la rielezione.
Senza contare che il nuovo ruolo di protagonismo estero potrebbe riportare la Francia alla cosiddetta "Grandeur", un concetto tanto caro al generale De Gaulle.
Tuttavia le principali motivazioni sono di natura strategica, infatti la Francia, ex potenza coloniale che esercita ancora una certa influenza sui paesi Africani, si è trovata impreparata durante le rivoluzioni in Egitto e in Tunisia. Rivoluzioni fin da subito accolte da Obama e inizialmente ignorate dai principali paesi Europei, Italia compresa, in realtà speranzosi che i dittatori e i Rais cullati da anni in cambio dell'accesso alle risorse energetiche e minerarie, potessero restare al loro posto.
Aiutando i ribelli ad abbattere il regime di Gheddafi, nonostante le resistenze di numerosi paesi, la Francia si auto candida a diventare il nuovo riferimento dei paesi maghrebini e la nuova guida della politica estera Europea.
Infine le motivazioni economiche. La Libia ha un rapporto privilegiato con l'Italia e l'ENI aveva da poco stipulato un accordo decennale con Gheddafi per l'accesso e lo sfruttamento degli enormi giacimenti Libici.
Un nuovo governo per la Libia significa nuovi contratti, che saranno certamente aggiudicati al principale sostenitore della rivoluzione.
Certamente a rimetterci di più sarebbe l'Italia, con una conseguente perdita economica dell'ordine di svariate decine di miliardi di euro.
Purtroppo la cosiddetta "amicizia" tra il nostro Premier e Gheddafi ha seriamente compromesso la credibilità internazionale Italiana e il nostro paese è costretto, suo malgrado, a supportare una missione a comando Francese che utilizza basi Italiane, mentre un ministro Frattini evidentemente imbarazzato chiede invano che il comando passi alla Nato.
Il nuovo atteggiamento di Sarkozy da "piccolo Napoleone" desta numerose perplessità. Ha deciso di scatenare la guerra senza consultarsi con la Nato nè tantomeno con gli alleati Europei, ha snobbato la pacifista Merkel ed ha aperto il vertice a Parigi senza aspettare Berlusconi, che in effetti aveva ben poco da dire. Vuole sostituirsi agli Stati Uniti come guida nella politica mediterranea e per questo scarica bombe a braccetto con Cameron.
Nel frattempo Roma mette a disposizione le sue basi per bombardare il suo principale partner della regione, mobilita l'aviazione e la marina per prevenire colpi di coda della caduta del regime e si prepara ad accogliere milioni di profughi.
Forse per Sarkozy la Libia non è altro che uno spettacolo di fuochi di artificio, utili per celebrare la ritrovata Grandeur.

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