mercoledì 16 marzo 2011

Terremoto in Giappone



Il fiero popolo del Sol Levante in ginocchio di fronte alla forza brutale e crudele della natura.
Un terremoto di proporzioni bibliche e un'ondata nera che tutto cancella, a ricordarci della fragilità dell'uomo e delle sue costruzioni dinnanzi alla furia della Terra.
Di fronte a tanta distruzione resta solo lo sgomento e la consapevolezza della pochezza delle costruzioni umane, spazzate via in pochi minuti dall'impetuoso tsunami che ha strappato la vita a migliaia di persone.
Quello che resta ora è un cumulo di macerie, fin troppo somigliante a quell'agosto del 1945, attraverso le quali persone che hanno perso tutto vagano alla ricerca della loro vita perduta, neppure in grado di riconoscere ciò che resta della propria casa.
I superstiti si cercano da un campo all'altro nella speranza di ricongiungersi a un qualche caro sopravvissuto.
Nelle città colpite manca tutto, mentre i soccorsi non sono neppure in grado di portare il loro aiuto dove serve. Colonne di mezzi di soccorso si fermano dinnanzi ai cumuli di macerie, sotto i quali giacciono ancora un numero imprecisato di vittime.
Ma l'accanimento degli eventi non si ferma e, mentre la terra continua a tremare, al disastro della natura rischia di sommarsi il disastro dell'uomo.
La centrale nucleare di Fukushima, colpita dallo tsunami, rischia di fondere e scaglia i suoi rifiuti radioattivi per tutta l'area.
Se la centrale dovesse esplodere il fumo tossico si diffonderebbe nell'intero globo in poche ore, allo stesso modo di quanto successe a Černobyl nel 1986.
La zona attorno alla centrale viene evacuata nel raggio di 20 chilometri, ma gli esperti dicono che non basta, a Tokyo sono già elevati i livelli di radiazione e la megalopoli si svuota.
Per la seconda volta il Giappone si trova ad affrontare un'olocausto nucleare, non per guerra o volere dell'uomo, ma per eventi contro i quali si è impotenti.
Possiamo solo provare ammirazione per un popolo che, nel dolore e nella distruzione, sopporta il dramma di avere perso tutto con dignità e stoicismo.
Una compostezza che nessun altro potrebbe avere e da cui trarre insegnamento.

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