lunedì 30 agosto 2010

Gheddafi, Annibale e gli Italioti



Accolto come un conquistatore, Gheddafi come Annibale varca le Alpi una seconda volta, per celebrare con l'amico Berlusconi il secondo anniversario del "trattato di amicizia" con l'Italia.
Accompagnato dalle sue Amazzoni, porta con sè 30 cavalli arabi che oggi si esibiranno alla presenza del premier, mentre l'immancabile tenda beduina questa volta viene fissata nel giardino dell'ambasciata Libica.
Per accoglierlo degnamente sono state reclutate duecento ragazze avvenenti che allieteranno il suo soggiorno in Italia.

Scopo della visita è la definizione degli ultimi dettagli del trattato di "amicizia e cooperazione" tra Italia e Libia.
Un'intesa di lungo periodo, 25 anni in cui l'Italia si impegna con spese di riparazione del periodo coloniale, con la costruzione di un'autostrada lungo la costa e lo sminamento degli ordigni che risalgono all'epoca in cui la Libia era colonia Italiana.
Previste inoltre 24 ore di impegni "privati", in cui il leader incontrerà i big della finanza Italiana, tra i quali sarà presente molto probabilmente Paolo Scaroni, numero uno dell'Eni.

Chiedere perdono conviene, avrà pensato il governo Italiano, soprattutto in un periodo di crisi come questo, dove un'iniezione di liquidità dell'imponente tesoro Libico nelle aziende Italiane appare come una manna dal cielo.
Senza contare che in tutta amicizia il rais permetterà all'Eni di avere un'accesso ancora maggiore alle enormi risorse naturali della Libia.
E poco importa se la cooperazione tra i due paesi viene malvista dai nostri vicini Europei e in primis dagli Stati Uniti, tutto ciò che conta è chiedere scusa alla Libia per il periodo coloniale, facendo ammenda per non averlo fatto prima come si deve.
Muammar non si risparmia e si concede alla folla che lo accoglie in festa e all'Accademia libica fa proseliti, dicendo che l'Islam dovrebbe diventare la religione di tutta Europa.
Nel frattempo impartisce lezioni di Corano e converte tre ragazze, incurante del fatto che le sue affermazioni, fatte a Roma e a due passi dal Vaticano, peseranno come macigni.
Ma lui se lo può permettere e oggi, per un destino ironico, tocca a lui sostenere la parte del conquistatore coloniale. Le sue prede sono quote di aziende Italiane, ben felici di farsi finanziare da lui.

E chissà che il colonnello non ricompensi noi tutti, con qualche generoso cadeau.

giovedì 26 agosto 2010

Si avvicina il nucleare in Italia



Il governo accelera sul nucleare, stilando le tappe per la costruzione delle prime centrali.
Dopo aver stabilito la tipologia di reattore da installare, si definiranno le province in cui le centrali saranno costruite.
Un punto spinoso della faccenda sta nella scelta per il deposito atomico per gli scarti delle centrali.
In passato il luogo designato per lo stoccaggio dei residui nucleari fu Scanzano Ionico, la scelta fu imposta dall'alto e le proteste paralizzarono il progetto.
Questa volta la Sogin, incaricata del progetto, presenterà la lista delle località idonee ed emanerà un bando di gara.
Per quanto riguarda le centrali, poichè richiedono per il loro funzionamento grandi masse d'acqua, a causa del già eccessivo sfruttamento dei bacini idrici, nelle zone bagnate dal Po' si potrà installare un reattore di tipo compatto, di produzione franco-tedesca. Le altre saranno sul mare e saranno di tipo EPR.

Il reattore EPR, definito dagli anti ambientalisti come una bufala collossale, è in fase di costruzione in Francia e in Finlandia. Il suo progetto è derivato dai reattori di seconda generazione, diffusi in tutto il mondo, ma aggiunge dei nuovi sistemi che ne aumentano la sicurezza a discapito dei costi di realizzazione.
Come ogni progetto in fase di prima realizzazione, in Francia si sono presentate difficoltà tecniche che ne hanno fatto lievitare i costi, ma tali problemi sono correlati allo sviluppo di ogni nuova tipologia di reattore.
La convenienza economica di queste centrali, sta nel fatto che il reattore EPR è in grado di bruciare una quantità maggiore di combustibile, producendo meno scorie e ricavando più energia a pari quantità di uranio. Questo aumento di resa tuttavia porta ad avere delle scorie più radioattive rispetto alla precedente generazione.

Non cè dubbio che i combustibili fossili stanno diventando sempre più inaccessibili ai nostri impianti di estrazione. Come l'incidente nel Golfo del Messico ci insegna, possiamo continuare a estrarre petrolio da giacimenti sempre più in profondità, ma il rischio di un disastro ambientale sarà sempre più elevato.
Molti paesi nel mondo hanno già avviato la costruzione di questi reattori, prima su tutti la Cina, mentre Obama, da sempre sostenuto dagli ambientalisti, ha sdoganando la costruzione di nuove centrali negli States con queste parole:

«So che i difensori dell'ambiente sono contro il nucleare, ma per prevenire le peggiori conseguenze nei cambiamenti climatici dobbiamo aumentare i nostri approvvigionamenti nucleari. Le centrali, saranno sicure e pulite e garantiranno la sicurezza e il futuro del nostro paese.>>

E' evidente che non possiamo più permetterci di fare gli schizzinosi, continuando a importare energia elettrica dall'estero a costi che diverranno sempre maggiori, senza contare che ci sono da sempre decine di centrali nucleari, al confine Francese e Svizzero.

Riportare tale tecnologia nel nostro paese può essere un'opportunità in grado di portare occupazione e sviluppo, a patto ovviamente di affrontare con responsabilità la questione, ed impedendo che le solite organizzazioni criminali arrivino a speculare anche in questo delicato settore.

lunedì 23 agosto 2010

Guerre stellari e Space Shuttle



Mentre lo Space Shuttle si avvia verso il pensionamento, il governo degli Stati Uniti presenta il suo successore, che verrà sviluppato grazie al programma denominato Orion.
Il progetto prevede lo sviluppo di un veicolo spaziale con equipaggio che inizierà le prime missioni a partire dal 2014, ed è ispirato in gran parte alle capsule Apollo.
Il vuoto lasciato dallo Shuttle, secondo quanto annunciato dalla NASA, verrà riempito appoggiandosi ai vettori Soyuz Russi.
Sembra quindi che al momento non esista un'erede del glorioso Shuttle, almeno ufficialmente.
Tuttavia esiste un progetto denominato X-37B, sviluppato ufficialmente dalla NASA fino al 2000 e in seguito secretato dal Pentagono.
L'X-37B è uno spazioplano della lunghezza di cira 9 metri, autoalimentato a pannelli solari e a guida robotica. Visto da vicino ricorda molto lo Space Shuttle ed è progettato per restare in orbita 9 mesi prima di rientrare sulla Terra.
Il 22 Aprile 2010 ha effettuato con successo i primi voli orbitali e viene "ufficialmente" utilizzato per missioni di spionaggio.
Un team internazionale di astronomi ha preso letteralmente di mira il velivolo, mantenendolo sotto costante osservazione.
Al momento si può dire che impiega circa 40 minuti a circumnavigare il globo e ogni 4 giorni sorvola le aree di Iraq, Iran, Afghanistan, Pakistan e Corea del Nord.

Evidentemente tale sistema viene utilizzato con lo scopo di sperimentare nuovi sensori da utilizzare nel campo dello spionaggio, oltre che collaudare nuove tecnologie aerospaziali che non si vogliono rendere pubbliche, come sta accadendo con il programma Orion.
Forse la drastica riduzione di fondi a cui stata è soggetta la NASA negli ultimi anni a causa della crisi, non è altro che un'operazione di facciata per riversare tutte quelle tecnologie fantascientifiche che non si vogliono publicizzare, e che vengono portate avanti dall'US Army. Non dimentichiamo che il grosso deficit degli Stati è stato causato, oltre che dalle guerre in Iraq e Afghanistan, dagli enormi finanziamenti erogati al Pentagono dall'amministrazione Bush, per lo sviluppo di armamenti secondo il programma delle guerre stellari.

L'X37-B potrebbe essere solo uno dei tanti progetti in corso e probabilmente ne esistono altri molto più avanzati.

venerdì 20 agosto 2010

Naso elettronico per la prevenzione dei tumori



la Stampa ha recentemente dato risalto alla ricerca condotta da un gruppo di bioingegneri israeliani che, al Politecnico di Haifa hanno inventato una macchina capace di cogliere variazioni chimiche interne al corpo umano analizando il respiro.

Tale dispositivo è in grado di segnalare patologie che affliggono l'apparato respiratorio, ma può anche rilevare forme di cancro ai polmoni, al seno, alla prostata e all'intestino.


Il team ha effettuato dei test su un campione di 177 persone, alcune di queste affette da queste patologie, dimostrando l'efficacia del sistema ideato.

Anche in Italia presso il Politecnico di Milano si sta mettendo a punto un sistema identico, attraverso un progetto al quale lavorano ricercatori Italiani, Francesi e Spagnoli. Lo sviluppo si concluderà entro il 2012 e si concretizzerà in una serie di biosensori capaci di inviare segnali elettrici associati a una certa tipologia di odore.

Questi progetti una volta conclusi consentiranno di fare un grosso balzo in avanti nella diagnostica e nella prevenzione di queste gravi patologie.

mercoledì 18 agosto 2010

La Francia rimpatria i Rom



Con una decisione inaspettata Nicolas Sarkozy impone un giro di vite su nomadi e Rom, con sgomberi di campi abusivi e rimpatri forzati.
La Francia democratica e multiculturale si risveglia dall'oggi al domani xenofoba, decisa a rimpatriare 700 Rom verso Romania e Bulgaria entro fine mese.
Cittadini europei a tutti gli effetti, queste persone verrano espulse dalla Francia non per crimini accertati, ma per il solo appartenere a una particolare etnia.
Tale misura non rispetta la libertà di circolazione e protezione dei cittadini europei e sembra sia stata adottata esclusivamente per creare polemiche atte a mascherare una politica in caduta libera nei sondaggi.
Il governo sostiene invece che il provvedimento è giustificato da ragioni di ordine publico, sicurezza e salute pubblica.
In tempi di crisi è evidente che il costo dei rom non è più ritenuto accettabile e non ci sono più risorse economiche da destinare al loro mantenimento.
Troppo spesso anche da noi tra un Rom e un Italiano povero si è scelto di dare prima al Rom, per ragioni dettate esclusivamente dalla comunità Europea. E' significativo osservare che un simile provvedimento, che se fosse avvenuto in Italia avrebbe sollevato un putiferio nei salotti Bruxelles, viene adottato dal paese che più di tutti ha accolto persone di nazionalità straniera.
Resta da capire se queste persone accetterano di restare nel loro paese di origine oppure, come è più probabile, si riverseranno in qualche altro paese europeo, come ad esempio l'Italia.

lunedì 16 agosto 2010

La Turchia e la deriva Islamica



L'intervento dell'esercito israeliano contro la "Freedom Flotilla" ha aperto scenari internazionali a dir poco impensabili fino a pochi anni fa. La Turchia, paese storicamente laico, si sta avvicinando sempre di più all'Iran di Ahmadinejad, voltando le spalle all'alleato Israele.

La tenuta dell'asse israelo-turco rappresenta uno dei punti fermi della strategia mediorientale degli Stati Uniti, in quanto Ankara rappresenta un partner essenziale per controllare gli equilibri in medio oriente e nel Caucaso e nel supporto delle truppe schierate in Iraq.
Baluardo islamico della NATO, la Turchia è da sempre il mediatore con i vicini paesi arabi e l'ostacolo principale alla penetrazione iraniano-sciita in Asia.

Finora i garanti della laicità dello stato sono stati i militari Turchi, ma il recente scandalo dovuto alla scoperta del tentativo di golpe, ha ridimensionato l'importanza dei generali, consentendo l'ascesa del partito islamico. Da questo ne è conseguito un pericoloso avvicinamento al mondo islamico orientale e in particolare all'Iran, secondo lo slogan, proposto dal ministro degli esteri Davetoglu :"Zero problemi con i vicini".
Ad aumentare gli attriti ci ha pensato l'intesa raggiunta con Teheran, insieme al Brasile, per il trasferimento di uranio in cambio di combustibile atomico, mal vista dalla diplomazia statunitense che l'ha definita inaccettabile, chiedendo al Consiglio di Sicurezza di procedere con le sanzioni. Gran parte della responsabilità di questa deriva sembra ricadere anche sull'Europa, che ritarda deliberatamente il processo di adesione all'Unione.
Secondo alcune indiscrezioni è inoltre a rischio una fornitura di nuovi armamenti ai Turchi, evidenziando una crescente diffidenza dell'amministrazione Obama.

Anche i rapporti tra Stati Uniti e Israele sono ai minimi storici, a causa del blitz che ha causato l'annullamento della visita di stato di Netanyahu negli USA e un'aumento dell'insofferenza nei confronti della questione Palestinese.
In America si sta diffondendo l'idea che Israele non sia più una risorsa ma un peso, aumentandone la percezione di "accerchiamento".
I media sostengono la tesi del complotto, secondo cui la Freedom Flotilla era una trappola politico-militare, tesa al governo Netanyahu per deteriorare l'immagine di Israele nel mondo e isolarla diplomaticamente.

Sullo sfondo resta lo spettro di una nuova Intifada, con nuove ondate di violenza sulla striscia di Gaza e in Libano e la minaccia di un'attacco preventivo contro l'Iran, che rischia di infiammare tutta la regione.

mercoledì 4 agosto 2010

Macchie solari e variazioni climatiche



Le macchie solari sono regioni della superficie del Sole caratterizzate da una temperatura inferiore all'ambiente circostante. Sono interessate generalmente da un'intensa attività magnetica ed hanno una temperatura di circa 5000 gradi Kelvin. Pur essendo molto luminose, il contrasto con le regioni circostanti, più calde grazie a una temperature di 6000 gradi Kelvin, le rendono chiaramente scure. Il numero delle macchie è variabile e si è iniziato il loro conteggio a partire dal 1700.
Fortemente discusse sono le teorie secondo le quali il numero di macchie presenti sulla superficie del Sole influenzino o meno la vita sulla Terra. Quello che è certo è che tali macchie hanno un ciclo di vita misurato in circa 300 anni, coincidente con i picchi di attività solare. L'ultimo picco minimo di attività è avvenuto circa 300 anni fa e in corrispondenza della diminuzione del fenomeno, si è verificata la cosiddetta "piccola era glaciale". Questo periodo fu caratterizzato da un brusco abbassamento delle temperature e da inverni molto freddi che attanagliarono l'Europa e il Nord America. I ghiacciai delle Alpi avanzarono distruggendo numerose fattorie e interi villaggi mentre il fiume Tamigi e i canali dei Paesi Bassi si congelarono. Le carestie divennero più frequenti e le morti per malattia aumentarono. Secondo gli ultimi studi sembra che l'attività solare possa influenzare le "correnti a getto" del pianeta, ovvero i forti venti che soffiano a quote superiori ai 10 chilometri sulla superficie terrestre. Ogni emisfero ha una corrente alle alte latitudini e una meno intensa verso l'equatore. Quando la corrente del nostro emisfero viene bloccata, venti gelidi provenienti da est spazzano l'Europa, abbassandone le temperature. Non a caso nei periodi più freddi della "piccola era glaciale" vengono descritti forti venti provenienti da est, il che rappresenterebbe una conferma della teoria.
La ragione per cui una diminuzione dell'attività solare causa il blocco delle correnti a getto, sembra collegata alla quantità di raggi ultravioletti emessi dalla nostra stella.
I raggi ultravioletti riscaldando gli strati più esterni dell'atmosfera, in particolare le zone al di sopra dell'equatore, danno origine alle correnti a getto. Alcuni indizi affermano inoltre che tale fenomeno possa causare il rallentamento delle correnti oceaniche e in particolare, della "Corrente del Golfo", amplificando il fenomeno.
Spesso si parla del "Riscaldamento Globale", fenomeno per il quale le attività umane stanno portando al surriscaldamento del clima negli ultimi decenni. Tuttavia come si evince da questi ultimi studi, l'andamento climatico ha cicli di attività molti lunghi e quindi potrebbe al momento essere poco influenzato dalle nostre attività.
Vale la pena notare che è stato osservato un'aumento della temperatura di tutti i pianeti del sistema solare. I telescopi spaziali hanno constatato che la temperatura media di Giove è aumentata di circa 10°C, mentre su Marte l'incremento è indicato anche dalla forte diminuzione delle calotte polari. La stesso fenomeno si sta verificando anche nei pianeti più esterni, come Urano e Nettuno.
Fattori estranei alla Terra sembrerebbero quindi influenzare il clima, ma è ancora poco chiaro se si tratti esclusivamente del Sole, della quantità di polvere stellare che filtra i raggi solari, o di causa ancora sconosciute.
Unica cosa certa è il fatto che la nostra impronta sulla Terra potrebbe non essere così significativa, ed eventi al di fuori del nostro controllo potrebbero in futuro decidere delle nostre sorti.

martedì 3 agosto 2010

La morte nucleare di uno scienziato nucleare



21 Maggio 1946 - Louis Slotin

Quando l'umanità perse la sua innocenza.

In un certo senso Louis Slotin può essere considerato intercambiabile con un qualsiasi altro scienziato Americano brillante, disciplinato e patriota che aiutò gli Stati Uniti a costruire la bomba atomica durante la seconda guerra mondiale.
Nato a Winnipeg e cresciuto in una famiglia benestante si rese subito conto di non essere tagliato per ereditare come primogenito la gestione dell'azienda di famiglia, una commissionaria in bestiame.
Brillante in chimica e con la dote necessaria a progettare un'esperimento in modo rapido e creativo utilizzando il materiale a disposizione, si laureò brillantemente all'università di Londra e si fece notare come asso del pugilato, come peso gallo.
Tornato dall'Inghilterra fu affascinato dai primi ciclotroni disintegratori di atomi, in corso di sviluppo all'università di Chicago e si offrì di lavorare al loro sviluppo gratuitamente, con un'altro piccolo gruppo di entusiasti.
Era il 1942, quando Slotin venne reclutato nel programma di sviluppo della bomba atomica dal Manhattan Engineer District.

Nel 1944 andò a Los Alamos dove si stavano preparando i primi ordigni e divenne di fatto il primo armiere atomico nella storia degli Stati Uniti.
Il suo compito consisteva nel condurre le verifiche finali sui noccioli attivi, per assicurarsi che avrebbero prodotto l'esplosione richiesta. Era un procedimento pericoloso, spesso condotto a mani nude, ma in tempo di guerra si prendevano scorciatoie ritenute giustificate.

Alla fine della guerra un tecnico di nome Harry Daghlian era tornato nelle ore notturne in laboratorio, per condurre alcuni esperimenti sui materiali fissili contravvendeno al regolamento interno. Un errore di distrazione l'aveva condannato e l'aveva trasformato nel primo Americano a morire per le radiazioni.
Come fisico, Slotin aveva aiutato i medici a valutare il dosaggio radioattivo a cui Daghlian era stato sottoposto e come amico, l'aveva vegliato per ore nel corso dei 24 giorni che impiegò a morire.

Fu un seminario di tipo unico, in quanto i superstiti di Hiroshima e Nagasaki ancora non avevano capito di che cosa stavano morendo e le persone che li circondavano avevano altro a cui pensare.
Di lì a poco Slotin avrebbe abbandonato il laboratorio, per rientrare all'università di Chicago.

Per questo, il 21 Maggio 1946 Slotin era un'uomo piuttosto consapevole di quanto accade, quando la delicata chimica del corpo umano viene disturbata dalla radiazione.
Quel giorno stava assistendo a una riunione di dirigenti in visita ai laboratori e agli ospiti veniva mostrata la sala dove lui e i suoi collaboratori conducevano gli esperimenti. Era una stanza spoglia, dipinta di bianco, senza arredi, salvo una tavola metallica e un bancone con tutte le apparecchiature richieste agli assemblaggi critici.
Mentre i visitatori proseguivano il giro uno di loro, il fisico Alvin Graves rimase a discutere con Slotin su di una configurazione che Alvin non aveva mai visto funzionare e Slotin propose: "Vuoi che ti faccia vedere come funziona?"
Oltre ai due nella stanza erano presenti il dottor Schreiber e il suo assistente, tre uomini del personale di laboratorio e la guardia di sicurezza, che osservavano Slotin mentre allestiva l'esperimento.

Oggetto della verifica era un nocciolo di plutonio nichelato, di circa sei chili, che costituiva la parte attiva di una bomba, dello stesso tipo che aveva ucciso Daghlian nove mesi prima.
Il plutonio era avvolto da una calotta di berillio suddiviso in due emisferi , che ha la proprietà di far rimbalzare i neutroni, in modo da conservarli per avviare il processo di fissione nucleare. La tecnica dell'esperimento consisteva nel sovrapporre i due emisferi quasi completamente, in modo da aumentare il numero di neutroni in fuga, avviando così una reazione controllata a catena. Slotin manteneva separate le due calotte infilando il pollice in mezzo alle due, come una palla da bowling.
Avvicinando o allontanando le due calotte si poteva controllare la velocità dei neutroni, aumentando o diminuendo la potenza come un motore.
Vale la pena notare che di fatto lo scienziato stava collaudando il primo prototipo di reattore nucleare della storia.
Tuttavia se le calotte fossero giunte a meno di tre millimetri di distanza l'una dall'altra si sarebbe verificato un eccesso critico di neutroni, che avrebbero portato a un fenomeno di "prompt burst", o detonazione improvvisa. Non vi era pericolo di esplosione, poichè con l'aumento di calore i materiali si sarebbero dilatati allontanando nuovamente le calotte e diminuendo la popolazione di neutroni ma, in quei pochi millisecondi, vi sarebbe stata una potente emissione di raggi gamma e un'ondata di calore.
Si trattava di un'esperimento di fortuna allestito in tempi di guerra e lo stesso Enrico Fermi aveva detto a Slotin: "Se continui a ripeterlo morirai entro un'anno".
Essendo sul punto di lasciare il laboratorio Slotin doveva aver pensato che sarebbe stata l'ultima volta.

Egli comincio a illustrare le varie fasi a Graves, mostrandogli il punto critico allo stesso modo di un collaudatore che cerca di portare al limite il suo aereo.
Le fasi erano udibili grazie a una sorta di contatore Geiger che ticchettava sempre più rumorosamente mano a mano che ci si avvicinava al punto critico.
A quel punto i movimenti di Slotin vennero definiti dai presenti come un "qualcosa di diverso". Egli rimosse gli spaziatori che impedivano alle due estremità di toccarsi e, sempre aiutandosi con il pollice, inserì tra le due calotte un cacciavite, in modo da avvicinarli sempre di più. Esattamente alle 3.20 Graves sentì un click, quando la punta del cacciavitè usci e l'emisfero di berillio si chiuse sul resto dell'assemlaggio.
In quello stesso millisecondo si sprigionò una luce azzurra, mentre tutti i presenti vennero investiti da una vampata di calore.
Negli istanti successivi Slotin scosse la mano facendo cadere a terra la cupola di berillio.
Era appena stato ucciso.

Oggi sappiamo che in quell'istante Slotin fu investito da un'emissione di raggi gamma. Il suo corpo fece da schermo a Graves salvandolo, mentre gli altri si trovavano lontano dallo spazio letale. Subito dopo l'incidente tutti corsero fuori dal laboratorio, compreso Slotin, che telefonò per un'ambulanza.
In seguito telefono anche a Philip Morrison, brillante fisico e amico, spiegandogli l'accaduto e chiedendogli di raggiungerlo.
Mentre tutti aspettavano in silenzio l'ambulanza Schreiber, su suggerimento di Slotin, prese un rilevatore Geiger e tornò nel laboratorio. L'ago del rivelatore andò subito al massimo e lo scienziato uscì immediatamente.
Durante il tragitto in ambulanza Slotin vomitò mentre Graves attendeva gli stessi sintomi, temendo il peggio.

Verso le diciotto entrò nella stanza di ospedale di Slotin il dottor Wright Langham, specialista in radiazioni, che nove mesi prima aveva effettuato le stesse operazioni per Daghlian, aiutato nel calcolo delle radiazioni da Slotin stesso.
Slotin lo accolse dicendo: "So perchè sei qui".
Nello stesso momento entrò nella stanza anche Morrison e i tre cominciarono a discutere del dosaggio poichè, come oggi, non esisteva alcun antidoto all'esposizione eccessiva a radiazioni.
Restava la flebile speranza che Slotin non avesse assorbito abbastanza radiazioni da ucciderlo. Prima di congedarsi, i due domandarono a Slotin se avesse bisogno di qualcosa ed egli chiese dei libri.
Alle 18.30 di quella sera, la mano di Slotin appariva gonfia e arrossata, il pollice formicolava e l'unghia appariva annerita.
Mercoledì, 24 ore dopo l'incidente la mano era enfiata e pareva che la pelle dovesse scoppiare. I medici prescrissero iniezioni di morfina e impacchi di ghiaccio. Anche il basso ventre, rimasto esposto all'assemblaggio iniziò ad arrossarsi, ma nonostante ciò Slotin stava bene, non vomitava più e appariva allegro.
Come era accaduto a Daghlian.
Nonostante una simile offesa, le cellule del corpo reagiscono abbastanza bene per un breve periodo, espletando le loro funzioni fino al momento fatale della riproduzione.
Quella notte sulle braccia di Slotin, letteralmente cotte in quell'unico millisecondo di esposizione, comparirono le prime bolle, grosse come pasticcini.

Il giorno dopo accaddero molte cose, vi fu una riunione dei chimici che, analizzando l'anello d'oro e l'orologio di Slotin, tentarono di stimare la quantità di radiazione assorbita. Wright Langham, che aveva effettuato rapidi calcoli, stimava la quantità di radiazione di almeno 4 volte superiore a quella che aveva ucciso Daghlian e molto semplicemente, non gli concedeva alcuna possibilità di sopravvivenza.
Nonostante ciò gli altri scienziati continuarono con i loro calcoli.

I fisici tentarono di salvare Slotin con le loro matite per altri tre giorni.

Quel giorno fu anche il momento dell'esercito che, per evitare che il pubblico cadesse in preda all'isteria delle radiazioni, decise che bisognava rilasciare un comunicato stampa sull'accaduto "morbido", in cui si parlava di un'"imprecisato incidente in cui tuttavia le condizioni del personale erano soddisfacenti".
A sera Slotin prese il telefono e chiamò i suoi genitori in modo che potessero raggiungerlo. L'esercito avrebbe provveduto a riservare l'aereo.
I coniugi Slotin arrivarono sabato pomeriggio a Los Alamos, quando ormai la morfina e gli impacchi di ghiaccio non lenivano più il dolore. I medici decisero di incamerare completamente nel ghiaccio il braccio destro e sinistro, con gli stessi effetti dell'amputazione, ma senza lo choc psicologico.
Slotin continuava ad apparire a proprio agio e in possesso delle sue facoltà, era sottoposto a trasfusioni di sangue giornaliere e l'appetito era buono.
Quando arrivarono i genitori li accolse da seduto, il padre chiese:
"Come stai Louis?". Parlarono per un pò ma lui non diede importanza alle sue condizioni. La madre, accarezzandogli i capelli scuri osservò: "Sono rigidi e secchi, come fili di ferro".

Quel giorno ci furono altri due arrivi.
Il primo fu un medico di Chicago che aveva svolto ricerche su animali irradiati e che aveva constatato che, nei cani allo stato terminale, si verificava un'intricata e massiccia emorragia, dovuta alla morte delle piastrine e che aveva ottenuto dei miglioramenti con il trattamento mediante tintura blu di toluidina.
Il secondo fu un Hermann Lisco, patologo prudentemente convocato in caso fosse necessaria un'autopsia.

La domenica era in quinto giorno dall'incidente e fu allora che si convenne che qualunque fosse stato, il dosaggio era eccessivo. Annamae Dickie, l'infermiera incaricata di effettuare analisi del sangue giornaliere constatò in lacrime che i globuli bianchi stavano morendo e la stessa sorte avrebbe presto toccato le piastrine.
Slotin era ancora coerente e padrone di sè e constatò che la lingua si stava ulcerando in una posizione opposta a una capsula in oro, che aveva evidentemente formato una barriera contro la radioattività del dente.

Il quinto e sesto giorno furono evidentemente i peggiori.
Il degente passò allo stato tossico, temperatura e polso salirono a livelli intensi, L'addome si tese e si gonfiò, il sistema gastro intestinale cessò di funzionare e dovette essere drenato per via nasale. La pelle si tinse di un colore bluastro, mentre il corpo si stava sciogliendo in un residuo organico.
Martedì ci fu il crollo delle piastrine, segno dell'inizio della fase emorragica.
Nei cinque giorni successivi Louis fu soggetto a periodi di confusione mentale e mercoledì entrò in delirio.
Fu posto sotto una tenda ad ossigeno e la notte entrò in coma.
Alle 11 della mattinata del 30 maggio, a nove giorni dall'incidente spirò.

I giornali e l'esercito riuscirono a presentare la morte di Slotin in modo degno, perchè al momento critico si era comportato da eroe.
E' passato molto tempo, ma tuttavia è interessante notare che gli scienziati di Los Alamos scelsero, come fanno oggi, di evitare di ricordarlo.
Tempo dopo l'incidente, Morrison, che si trovava alla Cornell University, intervistato sull'accaduto ha risposto in tono piatto: "E' stato il momento più doloroso della mia vita e non intendo ripensarci".
Non viene spiegato il perchè di questa reticenza, ma può darsi che forse, ricordando Louis Slotin si dovrebbero rivivere le sensazioni del periodo in cui l'umanità perse la sua innocenza.

lunedì 2 agosto 2010

La FIAT è solo l'inizio

Da sempre il mercato dell'auto in Europa è stato considerato una fonte di posti di lavoro, sovvenzionato ed aiutato dai governi. La FIAT non ha fatto eccezione e con i suoi stabilimenti sparsi per tutta l'Italia ha contribuito a creare occupazione e benessere. In un mondo globalizzato stiamo però assistendo allo spostamento della capacità produttiva nei paesi in via di sviluppo, in modo da realizzare guadagni maggiori sfruttando il basso costo della manodopera. L'apertura dei mercati ha fatto sì che le aziende Italiane e Europee, si trovassero a dover competere con aziende situate in paesi dove lo stipendio è un decimo se non meno del nostro. Ne consegue che un'azienda può mantenere la produzione in Europa solo se le condizioni salariali, conquistate in decenni di battaglie sociali, vengono rinegoziate. Ed è proprio ciò che sta accadendo in questi giorni nel braccio di ferro tra i sindacati e l'amministratore delegato di FIAT che, minacciando di spostare le linee di produzione delle nuove vetture, chiede di modificare il contratto dei lavoratori, aumentando i turni e pretendendo maggiore flessibilità. Si giustifica sostenendo che negli altri paesi come la Polonia i contratti sono già così, quindi se gli altri stanno peggio anche noi dobbiamo adeguarci al loro standard, perseguendo una strategia perversa che prevede di produrre dove costa meno, per poi rivendere con elevati ricavi nei paesi sviluppati. Tuttavia spostando tutte le aziende all'estero, si lasciano a casa quegli stessi lavoratori che dovrebbero essere clienti. Purtroppo questo fenomeno è solo agli inizi e se non viene fermato politicamente con scelte protezionistiche coraggiose, avremo sempre più disoccupati e sempre più problemi di ordine sociale. Sembrerebbe quasi che l'obiettivo perseguito da queste aziende sia quello di privarci dei nostri diritti di lavoratori, abbassando il nostro tenore di vita con la minaccia della disoccupazione. Forse quando ci domandiamo come saremo tra vent'anni dovremmo guardare come sono oggi i lavoratori Cinesi e Indiani e pensare: "Ecco saremo così."

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