martedì 28 settembre 2010
I doveri della Politica
L'interesse di pochi anteposto a quello di molti.
In quest'ultimo periodo assistiamo a continue liti interne e beghe di partito che hanno di fatto paralizzato la già penosa politica italiana.
Chiaramente deluso per non essere il delfino designato dal premier, Gianfranco Fini sta mandando all'aria il governo di maggioranza, giustificando il tutto con l'incostituzionalità di alcune riforme promosse da Berlusconi. Eppure le leggi ad personam non sono nuove in questo governo, è legittimo quindi il sospetto che le vere motivazioni vadano ricercate nelle ambizioni personali.
Nel frattempo Bossi approfitta della sua posizione definendo l'agenda per la riforma del federalismo, forte del fatto che l'ultima parola sulla credibilità di questa legislatura spetta a lui, per questo è impegnato a trasferire i ministeri e i poteri al nord, riesumando il vecchio slogan "Roma ladrona".
Intanto la gente comune sguazza sempre più nella precarietà e nella disoccupazione, ormai disillusa da una classe dirigente impegnata da troppi anni nel teatrino di Montecitorio, incapace di perseguire una qualunque riforma utile per il bene del paese.
Osserviamo impotenti mentre l'ultima fonte di ricchezza rimasta in Italia, il lavoro, ci viene sottratta dalle multinazionali e le aziende come la Fiat, che dopo aver battuto cassa per anni si limitano ad andare a produrre dove costa meno.
Manager del calibro di Marchionne affermano che per competere con le economie emergenti è necessario rinegoziare i rapporti tra sindacato dei lavoratori e imprese, rinunciando ai benefici conquistati in anni di lotte di classe, in più chiedono ancora incentivi statali, per venderci altre automobili scontate con i soldi delle nostre tasse.
Questi individui, pagati milioni di euro, ci dicono che per competere con i Cinesi e con gli Indiani, nel nome della globalizzazione, dobbiamo abbassare il nostro tenore di vita e avvicinarci al loro.
Non è chiaro per questi signori che nessun Italiano, Francese o Tedesco ha mai manifestato l'intenzione di voler competere con chi sta peggio. La globalizzazione non è altro che una truffa legalizzata grazie alla quale un imprenditore produce un cellulare in Cina a 10 euro e lo rivende in Europa a 400.
Dopo aver copiato per anni beni di largo consumo le economie emergenti stanno passando ai prodotti ad alta tecnologia, con la differenza che l'obiettivo dichiarato è la creazione di un mercato interno, dove 1 miliardo di persone solo in Cina consentiranno di fare a meno del mercato Europeo.
Questo trasferimento di ricchezza sta avvenendo senza che nessun politico italiano, abbia la minima proposta concreta per arrestare questo inesorabile declino.
Negli altri paesi Europei non c'è la stessa indifferenza sociale, basta prendere come esempio i "sequestri" di manager in Francia, che hanno ridotto a ben più miti consigli i "Marchionne di turno" che volevano sottrarre il lavoro ai Francesi.
Al momento la politica italiana è completamente arenata nella fiction di Fini "Italia Futura", ignorando che di questo passo di "Futuro" resterà ben poco.
Quello che serve è una riforma economica seria, che disincentivi lo spostamento produttivo e aiuti l'industria nazionale.
Quando il lavoro in Italia sarà estinto e tutta la produzione sarà passata alle nuove economie, che nel frattempo si saranno creati un'enorme mercato interno di miliardi di persone cosa ci resterà? Siamo inesorabilmente destinati a diventare il "nuovo terzo mondo"?
Purtroppo non sappiamo fino a che punto la situazione dovrà aggravarsi, prima che i nostri politici smettano di litigarsi le briciole e pensino a fare ciò per cui vengono abbondantemente pagati, garantire il benessere sociale.
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