martedì 21 dicembre 2010
Schiavi del debito
Come il tristo mietitore Moody's si accinge a tagliare il rating del Portogallo, già sottoposto ad una dura pressione sui conti pubblici.
Allo stesso modo della ex "Tigre Celtica", l'ennesimo paese di Eurolandia facente parte del prestigioso gruppo dei PIGS, viene posto sotto la lente di ingrandimento della nota società con sede a New York, che esegue analisi finanziarie per conto degli investitori.
Un declassamento del rating del debito pubblico, cioè del livello di fiducia nella solvibilità del debito emessi dai governi, costituisce un vero è proprio Armageddon per le casse pubbliche di una nazione.
La conseguenza più grave è costituita dal rialzo degli interessi applicati ai titoli di stato, che periodicamente una nazione emette per finanziarsi.
L'esempio dell'Irlanda è lampante, negli ultimi mesi le obbligazioni emesse da questo paese hanno raggiunto un picco del 9% annuo. A tanto il governo è dovuto arrivare pur di riuscire a piazzare un buon numero di titoli di stato.
E' sorprendente il potere che queste agenzie di rating hanno dimostrato, capaci di tramutare la prima nazione europea in termini di crescita, in paese subsahariano.
Chi ha tratto giovamento da tutto ciò sono stati soprattutto gli investitori, che si sono assicurati delle obbligazioni a rendimento sicuro (a meno che l'Unione Europea non fallisca), ad un tasso annuo che il mercato azionario ormai si sogna da tempo.
I capitali necessari per onorare un tasso di interesse faraonico verranno reperiti tagliando il welfare e abbassando gli stipendi al popolo irlandese, che sconterà la speculazione dei soliti ricchi investitori.
Il dubbio che le sforbiciate ai rating, elargite da queste agenzie, non siano del tutto disinteressate è purtroppo lecito, non si trova in effetti una motivazione plausibile per la quale un paese debba pagare un interesse elevatissimo e insostenibile, se non per l'intento dichiarato di arricchire chi già è ricco, permettendogli di appropriarsi di denaro a tutti gli effetti publico.
Dopo aver spremuto per bene la piccola Irlanda, tutte le attenzioni si sono concentrate sugli altri anelli deboli della catena, la Grecia, che a causa dei tagli pubblici imposti al governo è sull'orlo della guerra civile e la Spagna, che per'altro ha resistito pur dovendo alzare i tassi di interesse.
Il prossimo della lista è il Portogallo, che vede il suo rating declassato suscitando le preocupazioni dei mercati.
Fortunatamente l'agenzia ha subito chiarito le vere motivazioni del declassamento con un comunicato ufficiale:
"uno o due gradini, rispetto all’attuale ‘A1′. Fermo restando che la solvibilità del Portogallo non viene messa in discussione".
Un paio di gradini evidentemente sufficienti a far lievitare ulteriormente le future aste di titoli di stato, che nelle ultime sedute hanno raggiunto la ragguardevole cifra del 5%.
Altre agenzie come Fitch, "minacciano" , come si legge sui notiziari economici, di tagliare il rating a JUNK, cioè "spazzatura".
Stranamente queste operazioni assomigliano ad una vera e propria guerra economica condotta contro le economie europee.
L'obbiettivo dichiarato è quello di consentire ai ricchi investitori di realizzare guadagni astronomici a scapito della popolazione, a cui saranno chiesti sacrifici enormi per onorare debiti contratti contro la loro volontà.
Quello che sta avvenendo è evidentemente il trasferimento di richezza dal publico al privato, lasciandosi alle spalle un debito insostenibile per le casse di qualunque stato.
L'unica cura proposta dall'unione europea è costituita dall'imposizione di tagli alla spesa pubblica ed aumenti della tassazione.
Un esempio ci viene fornito dagli ultimi tagli imposti ad Atene, nel nome di una cura che assomiglia parecchio ad un'eutanasia.
Le misure, chieste in modo pressante da Bruxelles e decise durante una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri, comprendono un taglio alla quattordicesima (60%) e alla tredicesima mensilità (30%), nuova riduzione delle indennità salariali (per un totale del 12%), congelamento delle pensioni (in aggiunge a quella di tutti i salari pubblici già in atto), aumento dell'Iva (al 21%), eliminazione dei bonus ai manager pubblici, aumento delle imposte su alcool (+20%), sigarette (+65%), benzina (8 cents in più al litro), gasolio (3 cents) e beni di lusso.
Questi sacrifici saranno interamente a carico della popolazione, costretta a rinunciare ad un benessere conquistato in anni di sacrifici e lotte.
In passato ci si limitava a privatizzare i guadagni e socializzare le perdite, ma evidentemente in tempi di vacche magre ci si "accontenta" di spolpare le esigue casse statali.
Il prossimo obiettivo è senza dubbio l'Italia, osso indubbiamente più duro, ma con un debito pubblico da spavento.
Un declassamento del rating, peraltrò già basso, provocherebbe un'impennata degli interessi sul debito che già ora fatichiamo ad onorare.
Una possibile soluzione potrebbero essere gli EuroBond di Tremonti, tuttavia mal digeriti dalla Germania, che sconterebbe dei tassi di interesse maggiori.
Il tasso di interesse applicato su questi Bond sarebbe infatti una media tra i tassi di tutte i paesi europee, di conseguenza gran parte degli oneri ricadrebbero sul contribuente tedesco.
Purtroppo non si vedono alternative ad una strategia comune dell'Unione Europea, atta a contrastare un fenomeno che sta assumendo i connotati di un vero e proprio assalto alla diligenza.
Un Bond europeo permetterebbe di controllare maggiormente il tasso di interesse nel collocamento alle aste e avrebbe il vantaggio di eliminare questo tipo di speculazioni sulle singole nazioni.
L'alternativa sarebbe quella di "ridurre a ben più miti consigli" le agenzie di rating, che sforbiciano qua e là in maniera apparentemente irresponsabile (o voluta?) per la gioia di pochi e il disastro di troppi.
domenica 21 novembre 2010
Nanotubi, il futuro dell'umanità
Resistenza alla trazione pari a 100 volte l'acciaio ma con peso 6 volte inferiore, possibilità di piegarsi fino a 90° senza danneggiarsi.
Non si tratta di un fantomatico materiale preso da un film di fantascienza ma bensì del nanotubo, che costituisce una delle forma allotropiche del carbonio, scoperte nel 1985 dal chimico americano Richard E. Smalley.
Nel 1991 il Giapponese Sumio Iijima, ricercatore della NEC Corporation, fu il primo ad osservare al microscopio queste strutture, con un diametro compreso tra un minimo di 0,7 nanometri e un massimo di 10 nanometri.
Nel nanotubo gli atomi di carbonio sono legati tra loro secondo una struttura esagonale o pentagonale in modo da costituire un cilindro, caratterizzato da un'elevata resistenza meccanica.
Tuttavia le differenti strutture accoppiate tra loro causano la deformazione del cilindro e questo è uno degli ostacoli che rende complessa la produzione di questo materiale.
Attualmente esistono diverse tecniche utilizzate per la produzione dei nanotubi, basate sulla vaporizzazione del carbonio e sull'utilizzo del laser, tutte purtroppo accomunate da un unico risultato: una grande percentuale dei nanotubi ottenuti presenta imperfezioni che li rendono praticamente inutilizzabili.
Per questo motivo si stanno cercando delle tecniche che consentano di purificare i nanotubi prodotti, migliorando i metodi attualmente utilizzati che hanno il grosso difetto di danneggiare i nanotubi ideali durante la manipolazione, arrivando a scartare fino al 90% della produzione.
A causa di questi problemi i costi produttivi sono ancora eccessivamente alti, tuttavia il gioco vale la candela in quanto il salto tecnologico conseguente alla produzione di massa dei nanotubi potrebbe essere inimmaginabile.
Per cominciare i nanotubi possono essere trattati in maniera da diventare estremamente sensibili alla presenza di campi elettrici ad alto voltaggio.
Applicando su di essi un campo magnetico è possibile farli piegare fino a 90° senza alterare le caratteristiche meccaniche.
Immaginiamo quindi un materiale "mutaforma", più resistente di qualunque altra cosa prodotta dall'uomo e in grado di modificare il suo aspetto secondo le necessità.
A seconda della loro struttura geometrica inoltre variano le caratteristiche conduttive, comportandosi da metallo o da semiconduttore. In altre configurazioni è stato inoltre scoperto il cosiddetto fenomeno di "conduzione balistica", per cui un'elettrone può attraversare un nanotubo opportunamente configurato senza scaldarlo.
Grazie alle affinità comportamentali con il silicio, utilizzato attualmente per costruire i microprocessori, sarebbe possibile costruire CPU 1000 volte più veloci di quelle attualmente disponibili, riducendo se non eliminando i problemi relativi alla miniaturizzazione e alla dissipazione termica che l'attuale tecnologia al silicio impone.
Il 2011 potrebbe essere l'anno della svolta per l'ingresso sul mercato di questo materiale, alcuni produttori di televisori lcd hanno annunciato che metteranno in commercio i primi pannelli ricoperti di un sottile strato di nanotubi, che promettono di migliorare le prestazioni video.
Volendo esagerare con la fantasia, ma non più di tanto, si può pensare all'ascensore spaziale, il progetto per ora solo ipotizzato di un dispositivo simile ad un ascensore che servirebbe a portare carichi in orbita.
L'ascensore spaziale sarebbe lunghissimo, fino a 100.000 chilometri, il materiale adatto per il lungo cavo sembrerebbe essere proprio il nanotubo, l'unico in grado di resistere alle enormi forze in gioco.
Attualmente il Giappone ha mostrato la volontà politica di realizzare un simile progetto, definendo superate tutte le limitazioni tecnologiche che ne impedivano l'attuazione.
Tra 50 anni forse sarà possibile passare un tranquillo week-end in famiglia a 100.000 chilometri di quota, facendo shopping in qualche centro commerciale e godendo di una vista spettacolare.
venerdì 12 novembre 2010
Il mistero del missile in California
Pochi giorni fa sono apparse sui media di tutto il mondo le immagini di una scia nel cielo della California, a circa 50 chilometri dalla costa a nord di Los Angeles.
Il fenomeno è stato subito associato al lancio di un missile, presumibilmente avvenuto da un sottomarino.
A destare preocupazione è stata la dichiarazione del Pentagono, che dopo febbrili verifiche condotte con tutte le basi missilistiche sparse nel vasto territorio americano, ha ufficialmente ammesso di non conoscere la reale provenienza dell'ordigno.
Sono state fatte diverse ipotesi, dal lancio di esercitazione di un sottomarino nucleare americano, fino al preoccupante avvertimento di una potenza nucleare, ipotesi senza dubbio più plausibile.
Benchè subito smentita dal NORAD (North American Aerospace Defense Command), l'ente militare che sorveglia lo spazio aereo statunitense, è verosimile l'eventualità che un sottomarino con capacità nucleare sia riuscito a eludere la difesa dell'US Navy e abbia lanciato a scopo dimostrativo un missile a pochi chilometri dalle coste della California.
L'esercito statunitense effettua migliaia di test missilistici ogni anno, per questo non avrebbe alcun problema ad ammettere che un missile sia stato "innavvertitamente" lanciato, al contrario sarebbe ben più imbarazzante far sapere al mondo che un'unità navale di una nazione considerata ostile abbia scorrazzato liberamente al largo delle coste della città degli angeli.
La domanda sorge spontanea, quale paese avrebbe le capacità e soprattutto le motivazioni per portare a termine una missione di questo tipo, il cui scopo è certamente inquietare i vertici militari del gigante Americano?
Istintivamente il dito viene puntato sulla Russia, che da qualche anno grazie allo Zar Putin ha riaquistato lo status di superpotenza.
Tuttavia durante la guerra fredda questo genere di operazioni erano all'ordine del giorno, allora come oggi l'ex Unione Sovietica non ha bisogno di dimostrare di essere in grado di colpire duro in caso di necessità.
In passato i sottomarini sovietici ed americani si sfidavano quotidianamente e più di una volta venne sfiorato il disastro, quando in più di un'occasione si verificarono collisioni tra unità nemiche, addirittura all'interno dei bacini delle basi navali durante le missioni di spionaggio.
Inutile dire che un lancio missilistico a quei tempi sarebbe stato considerato un vero e proprio atto di guerra, dato che la responsabilità sarebbe stata palese.
Ai giorni nostri altre due nazioni possiedono sottomarini con capacità nucleare e sono Cina e India.
A onor del vero in India è ancora in corso lo sviluppo del primo sottomarino di bandiera e si pensa che la costruzione possa iniziare a partire dal 2011, l'unica unità attualmente impiegata è l'INS Chakra, un sottomarino acquistato dai russi di tipo Akula II, che pur essendo nucleare non è dotato, almeno ufficialmente, di missili SLBM (Submarine-launched ballistic missile ovvero "missile balistico lanciato da sottomarino").
La Cina al contrario ha iniziato lo sviluppo dei primi sottomarini con capacità SLBM a partire dagli anni '80 con il progetto Type 092 Daqingyu, in grado di lanciare sull'obiettivo fino a 12 missili JL-1, che hanno un raggio operativo di ben 2500 chilometri e veicolano una bomba atomica della potenza di 300 kt (chiloton ovvero migliaia di tonnellate di tritolo equivalente).
Lo sviluppo non si è arrestato e ai nostri giorni sono in servizio un numero non ben quantificato di sottomarini Type 094 classe Jin. Non si conosce molto di questa nuova unità da guerra, nel 2007 in una foto di Google Earth comparivano le forme di due sottomarini di questo tipo, della lunghezza di 133 metri e dotati di almeno 12 missili SLBM di tipo JL-2.
Il JL-2 è un missile di nuova concezione, con raggio di azione fino a 8000 chilometri e armato con testate MIRV, dotate di 10 bombe nucleari con veicolo di rientro indipendente, in grado di colpire più obiettivi a partire da un unico missile.
Il Dipartimento della Difesa Americano stima che entro la fine del 2010 almeno 5 di queste unità saranno in servizio, rappresentando una vera e propria sfida all'egemonia militare USA.
Qualunque sia la provenienza di quel missile l'indifferenza dimostrata dal Pentagono è certamente apparente. Molto probabilmente in questi giorni le coste americane vengono battute dalla marina americana, alla ricerca del responsabile del lancio.
mercoledì 3 novembre 2010
L'Italia nelle mani del Bunga Bunga
Va in scena il nuovo programma di governo del Popolo della Libertà con lo slogan "più escort per tutti".
Si chiama Ruby la nuova fiamma a cui il Silvio Berlusconi ha dedicato le sue particolari attenzioni, un'esotica ballerina di ventre che, neppure maggiorenne, ha scatenato un vero è proprio terremoto nelle istituzioni.
Passati in secondo piano temi come la disoccupazione, la crisi economica e l'ingovernabilità del paese da parte di una maggioranza arenata nelle liti di potere, tutti i media si concentrano su un tema di maggior spessore e certamente più interessante per i tanti Italiani appassionati di Gossip.
Le telecamere cercano di sbirciare all'interno delle feste private tanto care al Premier, a cui partecipano figure di spicco, personaggi famosi e naturalmente escort.
Persone amiche, che danno conforto e affetto al povero Presidente del Consiglio, oppresso dai doveri istituzionali.
Purtroppo anche nelle migliori famiglie ci sono le pecore nere, ed ecco che compaiono ragazze intraprendenti come Ruby che, tradendo la fiducia che Silvio riponeva in lei, compie una bravata scatenando un caso nazionale circa le abitudini private del Premier.
Arrestata con l'accusa di furto, Ruby viene rilasciata grazie ad una telefonata voluta da Berlusconi, informato personalmente dell'accaduto da un'amica di lei, Michelle, che aveva il suo numero di telefono.
Infomazioni fornite dalla stessa Ruby, che da buona amica da anche consigli a Berlusconi nell'organizzare le sue feste, sostenendo che "ci sono troppe oche ad Arcore".
Per giustificare l'intervento venuto dall'alto, sembra che qualcuno si sia inventato che la ragazza fosse addirittura la nipote del Presidente Egiziano Mubarak, informazione in seguito rivelatasi falsa.
Tuttavia un normale processo di identificazione di una persona accusata di furto viene interrotto, ed ora tutti si chiedono come sia possibile che un Primo Ministro abbia questo genere di frequentazioni e che usi i suoi poteri per interferire con la normale attività svolta dalla Polizia di Stato, per aiutare una ragazza che è evidentemente una escort.
Sia ben chiaro, a nessun Italiano interessa se Silvio Berlusconi inviti o meno alle sue feste private donne giovani e attraenti, o se una escort di nome Michelle possieda il suo numero di cellulare, ciò che veramente è importante è l'inammissibilità del comportamento del Presidente del Consiglio del Governo Italiano che, trastullandosi tra feste e bagordi, usa il suo potere per fare pressioni su di un commissario affinchè venga rilasciata una sua protetta.
Assistiamo alla solita euforia mediatica, per cui tutte le trasmissioni televisive si gettano a pesce su questo nuovo caso, invitando a partecipare i sostenitori di Silvio, pronti a stracciarsi le vesti in sua difesa sostenendo l'assoluta trasparenza e innocenza di un'intervento in realtà finalizzato a riportare sulla retta via una pecorella smarrita.
Smarrita non più di tanto, dato che Ruby, alias Karima El Mahroug, ha certamente trovato la strada del successo, ed ora le sue foto sexy appaiono ovunque in televisione, su Internet e sui giornali.
Al momento la ragazza è "sotto protezione", ma da pochi giorni ha raggiunto la maggiore età, molto probabilmente la vedremo quindi come ospite nei consueti programmi televisivi spazzatura, che ormai sono la quasi totalità.
A quel punto Ruby potrà svelarsi ai molti che smaniano di saperne di più sui gusti di Berlusconi, raccontandoci cosa in realtà accade in quelle feste ad Arcore.
"Meglio essere appassionati di belle ragazze, che gay".
Questa la frase con cui il Presidente del Consiglio tenta di sbrigarsela, in visita alla fiera di Milano
Che Silvio Berlusconi sia sottoposto ad una campagna mediatica di diffamazione è chiaro come il sole, quello che è difficile da comprendere è la leggerezza ed anche l'ingenuità con cui si rende ricattabile in questo modo, avvicinando ragazze pronte a tutto pur di diventare famose o spillare qualche soldo.
E' lecito aspettarsi, da un Presidente del Consiglio, che rappresenta l'Italia nel mondo, un comportamento più consono alla sua carica e se proprio non può rinunciare a quelle feste, che presti perlomeno maggiore attenzione alle persone che fa entrare nella sua sontuosa villa.
lunedì 25 ottobre 2010
Marmaray, la nuova via della seta
Un'opera ambiziosa a metà del compimento dopo dieci anni di lavoro, con la quale l'uomo unirà Europa e Asia, passando per lo stretto del Bosforo.
Il Marmaray, acronimo di Mar di Marmara e ray, che in turco significa "ferrovia", è un gigantesco tunnel posto a 58 metri di profondità sotto il livello del mare, che rappresenta una vera e propria sfida a madre natura.
La sua lunghezza, di 1,8 chilometri non costituisce certo un record, ma diverrà la più profonda galleria del mondo, situata in una delle zone più sismiche del pianeta.
Con quest'opera imponente l'intera struttura dei trasporti di Istanbul verrà rivoluzionata, così come quella dell'intera Europa occidentale.
Grazie a quest'opera del costo di 2 miliardi di dollari infatti, nei prossimi anni il Bosforo diventerà un nodo intercontinentale, attraverso cui passeranno le vie del commercio da Mosca a Londra fino a Pechino.
Oggi il traffico di Istanbul è tra i più congestionati al mondo, ma si prevede che con il Marmaray i trasporti su ferrovia passeranno dall'attuale 3 per cento al 27 per cento, rendendo la ex Bisanzio la terza città meglio servita del mondo.
Il progetto complessivo prevede un tunnel sotterraneo lungo 13,6 chilometri, di cui 1,4 sotto lo stretto, costituito da 11 sezioni ciascuna lunga 130 metri, attraverso i quali passeranno la metropolitana, due linee ferroviarie per treni pendolari e due per treni a lunga percorrenza.
Verranno realizzate tre stazioni sotterranee e ne verranno restaurate 37 già esistenti in superficie, per una capacità stimata a 75 mila passeggeri all'ora in ciascuna direzione.
La principale sfida è rappresentata dal rendere il Marmaray antisismico, perchè l'opera si trova a 20 chilometri dalla faglia anatolica settentrionale, senza contare che in Turchia si aspetta ormai da anni il "Big One", un violento terremoto previsto dai sismologi di tutto il mondo.
Per la realizzazione dei lavori la città è stata sventrata, portando alla luce reperti preistorici risalenti al 6 mila avanti Cristo, come le antiche mura, una basilica e strade lastricate di marmo. Ritrovato anche l'antico porto di Teodosio, risalente al quarto secolo e una trentina di navi di legno tardo romane, perfettamente conservate.
I ritrovamenti non hanno tuttavia bloccato i lavori, ogni manufatto è stato prelevato, catalogato ed immagazzinato, in attesa di una nuova sistemazione.
Il Marmaray è considerata un'opera prioritaria, che consentirà di fare fronte alle necessità di una metropoli che dal 1980 a oggi ha visto aumentare la sua popolazione da 3 a 15 milioni di abitanti.
L'Unione Europea dovrà guardare con interesse all'antica Bisanzio poi Costantinopoli, poichè se è incerto l'ingresso della Turchia nella UE, è certo invece che la strada da Milano a Pechino passerà dal Marmaray.
giovedì 21 ottobre 2010
La Cina alla conquista dello spazio
"Quando la Cina si sveglierà, il mondo tremerà".
Napoleone Bonaparte - 1816
Grazie al dirompente sviluppo economico, il paese che ospita un quinto della popolazione mondiale ha superato tutti gli stati occidentali nella classifica delle nazioni più ricche.
Il sorpasso del principale rivale, il Giappone, la posiziona al secondo posto alle spalle degli Stati Uniti.
Il progresso tecnologico vertiginoso, avvenuto di pari passo con lo sviluppo di un'industria ad alta tecnologia, ha consentito l'invio dei primi astronauti cinesi nello spazio.
La corsa è solo agli inizi e il prossimo obiettivo dichiarato è la conquista della Luna, che avverrà entro il 2024.
La crescita del PIL sembra inarrestabile nonostante la crisi economica e il gap fra i 5.000 miliardi dell'economia cinese e i 15.000 miliardi di dollari di quella americana non sembra più incolmabile.
Con gli attuali tassi di crescita, o di decrescita se consideriamo le economie occidentali, ci vorranno circa 10 anni prima dello storico sorpasso.
Per ironia della sorte i nuovi capitalisti sono i "comunisti più ricchi del mondo", pilotati dal partito unico che dal 1949 è alla guida della Repubblica Popolare Cinese.
La Cina è di fronte ad una nuova età dell'oro e ne è consapevole, per questo lancia la sua sfida economica al resto del mondo, con una concorrenza spietata a tutto campo e mantenendo basso il valore dello Yuan, suscitando le ire dei governi occidentali. Nel contempo sviluppa ed accresce la sua capacità militare, con una spesa che quest'anno raggiungerà ufficialmente i 75 miliardi di dollari, anche se i servizi segreti americani stimano il reale bilancio tra i 100 e i 150 miliardi di dollari.
Gli Stati Uniti sono evidentemente preoccupati e in effetti, le guerre condotte in Iraq e Afghanistan, senza contare Pakistan e Iran, potrebbero avere l'obiettivo di stabilire basi militari permanenti, in un'ottica di un futuro accerchiamento che garantisca il controllo delle risorse energetiche, di cui il gigante Cinese è assetato.
A testimonianza del gelo tra i vertici militari Americani e Cinesi, basta considerare il netto rifiuto opposto dal Pentagono alla richiesta formale di adesione al programma della stazione spaziale internazionale ISS, nonostante la Cina avesse sviluppato autonomamente moduli spaziali compatibili.
Gli Stati Uniti hanno vinto la guerra fredda facendo collassare l'economia dell'Unione Sovietica con una corsa forsennata agli armamenti, ma è evidente che questa tattica non è applicabile alla Cina, che ha nell'economia il suo punto di forza.
In che modo gli Stati Uniti difenderanno la propria supremazia?
I generali dell'USAF considerano inevitabile un futuro scontro armato o ci sono prospettive di aperture e collaborazioni?
A giudicare dalla politica estera degli ultimi anni la risposta sembra scontata, tanto più che Washington ha già fatto intendere molto chiaramente di non gradire la presenza cinese nello spazio.
Molto probabilmente il cielo sopra le nostre teste è già invaso da apparati militari americani tanto segreti quanto complessi, pronti ad un'ipotetica guerra spaziale.
giovedì 14 ottobre 2010
Io sono la Serbia
Battezzato "Ivan il Terribile", il capo ultrà dei tifosi serbi viene arrestato dalla polizia italiana, in seguito agli scontri avvenuti durante la partita Italia - Serbia.
Immortalato mentre saluta a modo suo la telecamera, è protagonista di azioni da vera e propria guerriglia urbana, guadagnando la notorietà che solo una diretta in eurovisione può dare.
Mentre incita i Serbi inferociti a cavalcioni della rete di protezione, si atteggia a vero e proprio condottiero sbeffeggiando la polizia che non riesce a decidere il da farsi.
Le sue braccia ricoperte di enormi tatuaggi lo rendono riconoscibilissimo, nonostante il passamontagna che cela il suo volto e la cattura, seguita ad una presunta caccia all'uomo estenuante, è inevitabile.
Deriso per l'ingenuità commessa, viene da chiedersi se tale leggerezza non fosse stata in realtà compiuta intenzionalmente.
Dopo gli scontri nello stadio assistiamo infatti allo spettacolare arresto, in una sequenza di scatti in cui il Terribile in posa guarda fiero l'obiettivo, attorniato da agenti convinti di aver arrestato un pericoloso terrorista di al-Qaeda.
Per ingigantire l'impatto emotivo del personaggio, la stampa si concentra sull'incisione "1389" che lo avrebbe tradito, rimandando la mente dello spettatore all'intrigante e sconosciuta battaglia della "Piana dei Merli", in cui la sconfitta dei Serbi per mano dei Turchi divene il mito da cui nacque l'ultranazionalismo serbo.
Il condottiero viene magistralmente collocato in un'epica battaglia e la sua vera identità viene svelata.
Si chiama Ivan Bogdanov e grazie a lui, si apre un vero e proprio caso politico tra Italia e Serbia, con i due governi che si rimpallano a vicenda le responsabilità dei disordini di Genova, mentre la questione del nazionalismo serbo viene posta all'ordine del giorno.
Ed ecco rievocati i fantasmi delle guerre jugoslave, guardacaso a circa un'anno dalla malvista candidatura di adesione all'Unione Europea da parte di Belgrado.
Un disoccupato con quattro denunce penali si trasforma in un soggetto politico che riscopre gli scheletri nell'armadio di una sanguinosa guerra, come la latitanza dell'ex capo militare dei serbi di Bosnia Ratko Mladic e del leader serbo-croato Goran Hadzic, entrambi accusati di crimini di guerra contro l’umanità e mai catturati.
Il Governo Italiano, principale sostenitore dell'adesione Serba, viene posto in una situazione scomoda, mentre il ventilato ingresso nella UE previsto a partire dal 2014, viene rimandato a data da destinarsi.
Non tardano le reazioni degli altri paesi europei e l'Olanda vota prontamente una risoluzione, con cui si chiede al ministro degli esteri di opporsi ai negoziati di adesione con la Serbia.
Qualcuno deve aver pensato che trascorsi quindici anni, il ricordo di Slobodan Milošević si debba essere affievolito, per questo ha pensato di rammentarcelo in questo modo, ricordandoci che tutti i Serbi sono nazionalisti e violenti come Ivan Bogdanov.
Improvvisamente un banale scontro causato da tifosi violenti, a cui per altro siamo abituati, rischia di diventare qualcosa di ben più grave, allo stesso modo di una sigaretta accesa vicino ad una polveriera.
lunedì 11 ottobre 2010
Good morning Afghanistan
Altri quattro soldati caduti in Afghanistan, nel nome di un'operazione militare che rischia sempre più di sfuggire al controllo.
Un'imboscata non ha lasciato scampo agli alpini, morti a causa dell'esplosione di una bomba al passaggio dei blindati.
Oggi il rientro delle salme, ricevute con il picchetto d'onore alla presenza delle massime cariche dello stato.
Onore e rispetto ai caduti, nonostante la "missione di pace" stia diventando sempre più incomprensibile agli occhi degli Italiani, che non si spiegano il motivo per cui i nostri ragazzi debbano perdere la vita in un paese così lontano.
Ormai solo il governo si ostina a definire una vera e propria guerra una missione di pace, la maggioranza delle persone ha compreso benissimo che ci siamo infilati in quello che può essere definito il "Vietnam Italico".
Il Presidente Berlusconi ha espresso il cordoglio suo personale e quello del Governo, sottolineando al tempo stesso la necessità e l'importanza della missione di pace in Afghanistan per la stabilità di un’area strategica.
Strategica per chi? Non certo per il nostro paese, che si è semplicemente lasciato trascinare in una vera e propria invasione, pianificata da Bush con lo scopo di riuscire dove i sovietici avevano fallito, ossia piegare i Talebani e l'Afghanistan al volere Americano.
Il ministro della difesa La Russa annuncia di voler "armare i bombardieri" schierati, fin'ora impiegati esclusivamente in missioni di ricognizione.
"Tutti i contingenti internazionali presenti in Afghanistan, hanno l'armamento previsto, ovvero le bombe. Fui io a decidere che fosse così, non dico in contrasto ma quasi, con i suggerimenti delle forze armate. Ora io non mi sento più di prendere questa decisione da solo e chiedo che questa decisione sia confortata dal Parlamento".
Perchè l'Italia è l'unico paese che opera in Afghanistan senza schierare aerei armati? I soldati delle altre nazioni vengono supportati per via aerea, al contrario dei nostri. Qual'è la ragione?
Forse agli occhi dei Talebani un soldato italiano è più "simpatico" di un soldato americano? Oppure è più semplicemente una scusa per continuare a chiamare questa operazione "missione di pace"?
Armare un numero così esiguo di aerei servirà a cambiare qualcosa?
Inoltre perchè ostinarsi a mandare allo sbaraglio i nostri uomini con regole di ingaggio assurde che non consentono loro di difendersi come dovrebbero?
"E' sbagliato parlare di guerra perché c'è una differenza sostanziale tra chi fa la guerra e una missione di pace: nel primo caso si spara per primi, nel secondo si spara solo se attaccati e per tutelare la popolazione. Dei 34 soldati morti in Afghanistan nessuno è caduto in un'azione bellico offensiva. Noi non siamo la' per fare la guerra a nessuno"
Non stiamo forse partecipando alla "guerra al terrorismo"?
Non stiamo forse operando in un paese occupato militarmente e quindi "ostile"?
Perchè ignoriamo che nessun Afgano ha mai chiesto un'intervento dei paesi occidentali per "portare la democrazia"?.
Questa ennesima tragedia non fa altro che rafforzare il fronte del NO alla guerra. Voci sempre più insistenti all'interno del governo chiedono un ritiro anticipato delle truppe.
Al momento non vediamo dei vantaggi tangibili conseguiti con la lotta al terrorismo. La speranza è che anche questa guerra possa concludersi il più presto possibile, in modo che i ragazzi possano tornare a casa.
giovedì 7 ottobre 2010
Ponti d'oro per Profumo
La buonuscita da 40 milioni di euro, che il gruppo Unicredit ha scucito senza battere ciglio a Profumo, ha attirato l'attenzione della Banca d'Italia, che non riesce a spiegarsi il ricco assegno concesso.
Una cifra enorme, pari a un buon Superenalotto, nonostante qualche mese fa l'assemblea del gigante avesse votato all'unanimità contro i paracadute dorati garantiti ai manager, che mettevano a rischio oltre che la reputazione della banca, anche il conto economico.
A Profumo va certamente il merito di aver accresciuto enormemente le dimensioni di Unicredit, anche se il suo trattamento di fine rapporto ricorda le vicende dei manager americani, che abbandonavano banche come Citigroup e Merrill Lynch sull'orlo del fallimento, con bonus autoassegnati per svariati miliardi di dollari.
Da qui la decisione della City di punire gli intraprendenti manager con una super tassa una tantum che ha addirittura azzerato il valore di quei bonus.
Per determinare il valore della buonuscita in realtà basterebbe leggere la relazione sulla governance di Unicredit, che la calcola considerando 36 mensilità di retribuzione globale annua.
Nel bilancio della banca si parla di circa 4 milioni di euro senza contare i bonus, che portano ad un totale di circa 12 milioni di euro.
La cifra lievita notevolmente se andiamo a considerare anche i bonus e gli incentivi, che però variano in funzione dei risultati ottenuti.
Si stima che la retribuzione globale di Profumo sia stata nel 2009, di circa 9 milioni di euro, corrispondenti a 27 milioni, avrebbe quindi ricevuto 53 mensilità, invece delle canoniche 36 .
Evidentemente le modalità di calcolo hanno considerato anche altri fattori che possono riguardare un patto di non concorrenza, oltre che la garanzia di riservatezza.
E' anche vero che le banche italiane non hanno fortunatamente beneficiato di aiuti di stato, quindi potremmo evitare di preoccuparci di quanti soldi si metterà in tasca Profumo.
Tuttavia esiste una circolare emessa dalla Banca d'Italia per cui la componente variabile della retribuzione di un manager, deve essere commisurata ai risultati conseguiti, sino ad annullarsi in caso di performance negativa.
Tale situazione non è poi molto lontana dalla realtà, visto che il gruppo ha chiesto ai sindacati un taglio di oltre 4000 posti di lavoro, inoltre il margine operativo lordo del primo semestre 2009 era stato di 800 milioni di euro, mentre quest'anno è crollato a 13 milioni.
Meno di un terzo del compenso di Profumo.
martedì 5 ottobre 2010
Il declino Americano e l'ascesa della Germania
Sembra ormai destinato al tramonto il sogno Americano, caratterizzato da un'eccesso di sprechi e da una delocalizzazione selvaggia nel nome della globalizzazione e del facile profitto.
Il divario tra ricchi e poveri ha raggiunto dimensioni record e la tanto decantata ripresa economica non accenna a decollare.
La produzione industriale è stata interamente spostata in oriente e l'America di oggi, come del resto gran parte dei paesi europei, vende principalmente servizi.
La produzione manifatturiera è ridotta all'osso e per questo il mercato del lavoro non è in grado di riassorbire i disoccupati che non accennano a diminuire.
Ciò non è vero in Germania, secondo paese esportatore al mondo dopo la Cina, che sta vivendo un periodo di ripresa economica superiore persino alla crescita post unificazione del 1991.
La crescita totale annua si attesta al 3% e sembra destinata a proseguire.
I motivi di una tale risultato risiedono soprattutto nell'attuale quotazione dell'Euro, che sta avvantaggiando le esportazioni rendendo le merci tedesche, già apprezzate dal mercato, ancora più competitive.
Determinante è stato inoltre il contribuito dei sindacati e del governo, che hanno mantenuto la struttura industriale del paese difendendo la forza lavoro da facili tentazioni di delocazione.
Una politica economica rigorosa e l'eliminazione degli sprechi di denaro publico hanno fatto il resto, ed oggi la Germania si riconferma la "locomotiva d'Europa".
Come sempre l'Italia è il fanalino di coda, con una ripresa che si attesta a circa un 1%, senza contare che dal punto di vista industriale la situazione non è rosea.
Il settore tessile, che costituisce una buona fetta della produzione nostrana, viene annientato dalla spietata concorrenza dei prodotti cinesi a basso costo, mentre lo spostamento degli stabilimenti all'estero stà dando il colpo di grazia al resto.
Nel frattempo la Merkel, approfittando del momento di forza germanico, ne approfitta per rivedere il patto di stabilità.
La cancelliera di ferro pretende un'abbattimento del deficit sotto il 3%, mentre il debito publico deve tornare al più presto al di sotto del 60% del Pil.
Per il nostro paese sarebbe una mazzata pesantissima, in quanto il nostro deficit, pari al 5,2% dovrebbe essere abbattuto del 40%, mentre il nostro debito, oggi al 118% diventerebbe ingestibile.
Fortunatamente anche gli altri paesi non stanno tanto meglio e per questo, alle rimostranze di Tremonti, si sono aggiunte quelle dei colleghi francesi, spagnoli, belgi, portoghesi e greci.
Tuttavia è la Germania ad avere il coltello dalla parte del manico, e da Berlino fanno sapere che il contribuente tedesco non è più disposto ad accollarsi il costo del salvataggio delle finanze disastrate altrui.
Il messaggio che lancia la Merkel è chiaro, chiunque non voglia sottostare al diktat teutonico, è liberissimo di abbandonare la zona Euro.
venerdì 1 ottobre 2010
Controllo delle masse e distruzione della società
Un grande disegno, volto a controllare le masse per uniformarle ad un comune stereotipo.
L'annullamento della famiglia inteso come nucleo essenziale e vitale della società, con lo scopo di ottenere una massa di persone priva di valori, pronta a fiondarsi nei mega centri commerciali, con il solo scopo di consumare, cercando di colmare quell'insanabile vuoto interiore.
Questo è l'attacco che ormai da anni viene perpetrato contro la nostra società, attraverso l'ormai irrinunciabile cavallo di troia che è la televisione, capace di condizionare la nostra educazione fin dall'infanzia.
In passato la famiglia è stata l'impalcatura attraverso la quale si sorreggeva l'intera società, in cui l'uomo trovava rifugio e sostegno. Più agglomerati di famiglie andavano a costituire una comunità, intesa come gruppo di persone caratterizzato da un comune senso di appartenenza e legame per il territorio in cui vivono, con la coltivazione dei valori e delle tradizioni portate avanti nel corso degli anni.
Una società di questo tipo è difficilmente controllabile, qualunque azione lesiva nei confronti dei diritti e del territorio di queste persone, può avere una risposta anche violenta, se può servire a salvaguardare l'interesse comune considerato irrinunciabile.
Per questo si sta smantellando la società, con lo scopo di atomizzare gli individui, separarli tra loro, in modo da controllarli con maggiore facilità.
Il mezzo attraverso il quale si colpisce è la televisione, che ci propina ogni giorno telefilm e serie tv dove il modello di vita proposto è totalmente diverso dal nostro.
Famiglie distrutte con genitori separati o conviventi, con figli costretti a fare gli adulti fin dai primissimi anni di età sono la normalità in questi programmi, osserviamo come la società che ci circonda si sta sempre più uniformando a questo modello.
I nostri giovani crescono seguendo lo stile di vita che viene proposto dalle campagne publicitarie, che li martellano senza sosta, annullando la loro personalità e rendendoli tutti uguali, con gli occhialoni da sole, il giubbotto con il pellicciotto, l'ultimo cellulare, le scarpe pelose e esperienze sessuali da pornostar.
Con i nuovi mezzi di comunicazione come Facebook o Twitter hanno l'impressione di essere collegati con il mondo intero, ma in realtà sono sempre più soli. Sempre più distaccati dalla vita vera si isolano nel mondo cybernetico e coltivano amicizie fittizie, con le quali sono convinti di essere vicini a una persona solo perchè scrivono sulla sua bacheca virtuale.
Non accrescono la loro cultura, non hanno speranze o aspettative per il loro futuro, si limitano a consumare oggi il più possibile senza porsi domande sul loro domani.
La stessa società ha cessato di esistere, i vecchi paesi dove tutti conoscono tutti si stanno estinguendo, per lasciare spazio alla giungla di asfalto, dove non si conosce neppure il vicino di pianerottolo.
L'individuo non è più una risorsa da coltivare per il bene della nazione, altro non è che carne da macello da sfruttare.
Costretto a lavorare per la sopravvivenza, a condizioni che via via si fanno peggiori, spende i suoi guadagni nei centri commerciali, alla ricerca di beni materiali che secondo la publicità lo rendono un uomo migliore.
Non si rende conto di essere diventato un automa, programmato per obbedire e comportarsi come gli viene ordinato, non ha più valori interiori, non ha più legami e speranze per il futuro, ed è per questo che prova un senso opprimente di insodisfazione.
Questo è il terreno fertile per il dominio incontrastato del consumismo, per cui si vive con il solo scopo di consumare per arricchire i nuovi padroni.
Qualunque ostacolo a questo progetto, orchestrato dagli illuminati del terzo millenio, che oggi sono i proprietari delle grandi multinazionali, deve essere rimosso.
La folla deve essere divisa, instupidita e privata della moralità, in maniera tale che non possa ribellarsi, neppure di fronte alle ingiustizie più evidenti e palesi.
L'amore per la patria, il senso di appartenenza ad una nazione sono valori fuori di moda, l'unica cosa che conta è l'ego.
La cultura e la tradizione che ci caratterizza viene estirpata per far posto al culto dell'individualismo, per cui la massima aspirazione di un giovane è andare al Grande Fratello o diventare una velina, stando bene attenti a vestirsi e comportarsi come i rapper americani.
E' importante scuotere i giovani di oggi che saranno gli adulti di domani, affinchè abbiano a cuore il loro futuro e si sentano ancora parte di un popolo.
Dopo anni di crescita della società l'impressione è che stiamo assistendo ad un'inesorabile declino, la speranza è che i giovani si rendano conto di quanto sta accadendo, in modo che possano riprendere in mano il loro futuro, per opporsi alla società di automi.
martedì 28 settembre 2010
I doveri della Politica
L'interesse di pochi anteposto a quello di molti.
In quest'ultimo periodo assistiamo a continue liti interne e beghe di partito che hanno di fatto paralizzato la già penosa politica italiana.
Chiaramente deluso per non essere il delfino designato dal premier, Gianfranco Fini sta mandando all'aria il governo di maggioranza, giustificando il tutto con l'incostituzionalità di alcune riforme promosse da Berlusconi. Eppure le leggi ad personam non sono nuove in questo governo, è legittimo quindi il sospetto che le vere motivazioni vadano ricercate nelle ambizioni personali.
Nel frattempo Bossi approfitta della sua posizione definendo l'agenda per la riforma del federalismo, forte del fatto che l'ultima parola sulla credibilità di questa legislatura spetta a lui, per questo è impegnato a trasferire i ministeri e i poteri al nord, riesumando il vecchio slogan "Roma ladrona".
Intanto la gente comune sguazza sempre più nella precarietà e nella disoccupazione, ormai disillusa da una classe dirigente impegnata da troppi anni nel teatrino di Montecitorio, incapace di perseguire una qualunque riforma utile per il bene del paese.
Osserviamo impotenti mentre l'ultima fonte di ricchezza rimasta in Italia, il lavoro, ci viene sottratta dalle multinazionali e le aziende come la Fiat, che dopo aver battuto cassa per anni si limitano ad andare a produrre dove costa meno.
Manager del calibro di Marchionne affermano che per competere con le economie emergenti è necessario rinegoziare i rapporti tra sindacato dei lavoratori e imprese, rinunciando ai benefici conquistati in anni di lotte di classe, in più chiedono ancora incentivi statali, per venderci altre automobili scontate con i soldi delle nostre tasse.
Questi individui, pagati milioni di euro, ci dicono che per competere con i Cinesi e con gli Indiani, nel nome della globalizzazione, dobbiamo abbassare il nostro tenore di vita e avvicinarci al loro.
Non è chiaro per questi signori che nessun Italiano, Francese o Tedesco ha mai manifestato l'intenzione di voler competere con chi sta peggio. La globalizzazione non è altro che una truffa legalizzata grazie alla quale un imprenditore produce un cellulare in Cina a 10 euro e lo rivende in Europa a 400.
Dopo aver copiato per anni beni di largo consumo le economie emergenti stanno passando ai prodotti ad alta tecnologia, con la differenza che l'obiettivo dichiarato è la creazione di un mercato interno, dove 1 miliardo di persone solo in Cina consentiranno di fare a meno del mercato Europeo.
Questo trasferimento di ricchezza sta avvenendo senza che nessun politico italiano, abbia la minima proposta concreta per arrestare questo inesorabile declino.
Negli altri paesi Europei non c'è la stessa indifferenza sociale, basta prendere come esempio i "sequestri" di manager in Francia, che hanno ridotto a ben più miti consigli i "Marchionne di turno" che volevano sottrarre il lavoro ai Francesi.
Al momento la politica italiana è completamente arenata nella fiction di Fini "Italia Futura", ignorando che di questo passo di "Futuro" resterà ben poco.
Quello che serve è una riforma economica seria, che disincentivi lo spostamento produttivo e aiuti l'industria nazionale.
Quando il lavoro in Italia sarà estinto e tutta la produzione sarà passata alle nuove economie, che nel frattempo si saranno creati un'enorme mercato interno di miliardi di persone cosa ci resterà? Siamo inesorabilmente destinati a diventare il "nuovo terzo mondo"?
Purtroppo non sappiamo fino a che punto la situazione dovrà aggravarsi, prima che i nostri politici smettano di litigarsi le briciole e pensino a fare ciò per cui vengono abbondantemente pagati, garantire il benessere sociale.
giovedì 23 settembre 2010
2° Guerra Mondiale - bomba ecologica
A distanza di più di 60 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, l'umanità sta per affrontarne nuovamente le conseguenze.
Durante il conflitto, più di 8000 navi militari e civili affondarono, portando con se il carburante contenuto all'interno dei serbatoi.
Dopo decenni di corrosione l'acciaio delle navi sta per cedere e il combustibile rilasciato creerà una tale castrofe ambientale da far sembrare l'incidente della Deep Orizon un'inezia.
Alcune navi, tra cui circa 1500 petroliere, hanno già cominciato a rilasciare il loro carico tossico, che si stima ammonti tra i 2,5 e i 20 milioni di litri.
Presto si verificheranno i primi affioramenti che dureranno per tutto il prossimo mezzo secolo, mentre le stime più ottimistiche parlano di un quantitativo pari almeno al doppio del greggio fuoriuscito recentemente nel Golfo del Messico.
Sono già state fatte delle bonifiche su alcune navi mediante una tecnica denominata "hot tapping", attraverso la quale si scaldano i serbatoi per diminuire la viscosità del greggio, si praticano dei fori e si aspira il contenuto.
Tuttavia è un procedimento molto costoso e nessuno è disposto ad accollarsi le spese di un tale intervento.
Nel frattempo i governi tacciono, mentre l'opinione pubblica non è neppure a conoscienza della bomba ecologica pronta ad esplodere.
E' neccessario finchè si è in tempo che le compagnie petrolifere, evidentemente aiutate dai governi di tutto il mondo, mettano a punto un piano che consenta di estrarre il carburante stivato in tutte le navi, in modo da evitare l'ennesima tragedia ambientale.
lunedì 20 settembre 2010
Sarkozy, come Robin Hood
Proposta shock da parte di Sarkozy: tassare le transazioni finanziarie in modo da finanziare il raggiungimento degli obiettivi di fine millenio, come la cancellazione della fame dal mondo.
Una trovata che farà sobbalzare i ricchi investitori che speculano trasferendo ogni giorno enormi capitali, il classico uovo di Colombo che nessuno mai ha osato proporre, perchè è chiaro fin da subito che una simile iniziativa verrà sabotata in tutti i modi dalla lobby finanziaria mondiale.
Ma proprio perchè la crisi è stata creata dalle banche e dagli avidi investitori, che non hanno esitato a mandare in bancarotta la Grecia con l'assalto ai titoli di stato e ci hanno provato, fortunatamente senza successo anche con il nostro paese, è sacrosanto fare delle proposte concrete per recuperare le enormi risorse che la finanza virtuale ha sottratto all'economia reale.
Da quando è all'Eliseo la premiere dame Carla Bruni è impegnata in iniziative benefiche, ed è nota l'influenza che riesce a esercitare sul marito anche in faccende politiche, come la nomina di ministri. Molto probabilmente le va attribuito parte del merito della proposta.
Resta da capire se non si tratti di una nuova trovata populista, atta a distogliere l'opinione pubblica dallo scandalo dei finanziamenti di partito da parte di L’Oreal.
Sarkozy considera la finanza mondiale abbastanza matura per fare una scelta di responsabilità, ma visto il momento che stiamo attraversando è evidente che ai ricchi investitori interessa esclusivamente il profitto, costi quel che costi.
Approfittando della presidenza del G8 e del G20 il presidente cercherà di far approvare la tassazione.
Auspichiamo che una tale proposta possa venire approvata quanto prima e costituisca un passo avanti verso un'economia più responsabile, mai più disposta a gettare nel caos nazioni intere pur di fare profitto.
mercoledì 15 settembre 2010
Immigrazione e regolamentazione
L'immigrazione nei paesi maggiormente industrializzati in Europa sta creando un problema senza precedenti, che è destinato a esplodere in rabbia sociale se non si verifica un cambio di tendenza.
Si assottiglia la lista dei governi europei disposta a sottostare alla causa dei diritti umani, mentre vengono varate norme che rendono più facili le espulsioni.
Fino a poco tempo solo Italia e Grecia rischiavano l'applicazione di sanzioni da parte di Bruxelles, qualora non fossero disposti ad accogliere i clandestini che si riversavano sulle coste.
La Spagna seguiva a breve distanza e, a onor del vero, non si è mai fatta molti problemi a respingere i barconi.
Quando però a suscitare le ire della Commissione Europea è una nazione di primissimo piano come la Francia, che peraltro ha deciso di espellere un buon numero di Rom, cittadini comunitari a tutti gli effetti, è chiaro che qualcosa nel meccanismo si è inceppato.
Con questa decisione il governo ha evidentemente compiuto un gesto provocatorio, in modo da costringere la comunità europea ad affrontare il problema più seriamente.
Berlusconi ha colto la palla al balzo, dando pieno appoggio a Sarkozy nella decisione di rimpatriare persone che, per quanto comunitarie, non hanno una fonte di sostentamento lecita.
Le nazioni europee non sono più disposte ad accollarsi il prezzo dell'allargamento verso est e dell'accoglienza di coloro, che in un modo o nell'altro, riescono a entrare clandestinamente.
Manca una politica comune che distribuisca in modo eguale gli immigrati, comunitari e non, mentre gli stati per il momento risparmiati dal fenomeno si limitano a criticare cinicamente le scelte dei loro vicini.
L'allargamento verso est si è rivelato prematuro e ha portato conseguenze negative, basti pensare che prima dell'ingresso nell'unione di Romania e Bulgaria, Roma era la capitale europea con il tasso di criminalità più basso ed era reputata una delle più sicure città al mondo. In seguito precipitò nella classifica a causa dell'incontrollabile aumento della criminalità.
Il cittadino europeo deve affrontare le conseguenze della crisi economica e il rischio della perdita del posto di lavoro, e non comprende le ragioni per cui le strade della sua città debbano riempirsi di disperati, spesso reclutati dalla malavita, nel nome di un'integrazione che spesso e volentieri non avviene affatto.
A dire il vero l'allargamento verso paesi con un costo del lavoro e un tenore di vità più basso del nostro non sembra dettato da un senso di generosità nei confronti di quelle popolazioni, bensì un favore alle multinazionali e alle grandi aziende, che possono spostare la produzione altrove senza vincoli e barriere doganali.
lunedì 13 settembre 2010
Scudo Spaziale, asteroidi e alieni
Lo Strategic Defense Initiative o SDI venne proposto ufficialmente dal presidente degli Stati Uniti d'America Ronald Reagan il 23 marzo 1983.
Il progetto nacque con l'obiettivo di proteggere il territorio degli Stati Uniti da attacchi di tipo nucleare e prevedeva lo sviluppo di tecnologie atte a intercettare e distruggere i missili nemici in arrivo sul bersaglio.
Le tecnologie proposte per la realizzazione dello scudo spaziavano dalla realizzazione di missili intercettori, fino all'utilizzo di raggi laser.
Il fisico Hans Bethe, che collaborò allo sviluppo della bomba atomica nei laboratori di Los Alamos, dichiarò che la realizzazione di un tale sistema, qualunque fosse stata la tecnologia impiegata, avrebbe avuti dei costi elevatissimi e sarebbe stato estremamente complesso da attuare.
Per questo alcuni critici dell'epoca coniarono in modo derisorio il termine Star Wars, definendo il progetto pura fantascienza.
Ma come gli entusiasti dell'epoca dichiararono, "la fantascienza di ieri è la scienza di domani".
Tutto ebbe inizio quando Wernher von Braun, padre della missilistica moderna, dopo la seconda guerra mondiale e i missili V2 lanciati su Londra, venne forzatamente trasferito negli Stati Uniti per lavorare al nuovo programma spaziale Americano.
Il confronto con l'Unione Sovietica protese tutti gli sforzi verso la conquista dello spazio e grazie al suo genio, il sogno di portare astronauti sulla Luna si concretizzò nel 1963, con la realizzazione del razzo Saturno V.
Con la fine del programmma Apollo, Von Braun si rese conto delle vere motivazioni perseguite dalla NASA, cioè la militarizzazione dello spazio per un dominio incontrastato sulla Terra.
Per questo nel 1972 rassegnò le sue dimissioni e fondando l'Institute for Cooperation in Space, promosse il divieto alla proliferazione delle armi spaziali, auspicando la trasformazione del complesso industriale militare in un'industria pacifica per l'esplorazione.
Nel 1974 Von Braun sostennè che per ottenere i finanziamenti neccessari allo sviluppo dello Scudo Spaziale, la lobby militare avrebbe ricorso alla minaccia di nemici artificiali.
I nemici sarebbero stati nell'ordine: l'Unione Sovietica, il terrorismo, gli stati canaglia, gli asteroidi e infine gli alieni.
Per quanto sia incredibile questa affermazione non possiamo fare altro che constatare che le prime tre previsioni si sono tutte verificate, nell'esatto ordine indicato.
Di recente osserviamo che la stampa e i mezzi di informazione stanno sempre più parlando del rischio che un'asteroide cada sulla Terra, minacciando di cancellare ogni forma di vita.
L'asteroide 2009KL2, che nel 2009 ha sfiorato la Terra, 99942 Apophis, che nel 2029 potrebbe colpire il nostro pianeta, senza contare 2010RF12 e 2010RX30, che sono passati molto vicini a noi agli inizi di settembre.
I mezzi di informazione stanno dando sempre più rilievo a questo argomento, definendo necessario lo sviluppo di tecnologie atte a scongiurare un'eventuale impatto con un corpo celeste.
Nel frattempo i risultati di tanti anni di ricerca e sviluppo stanno uscendo allo scoperto.
Il missile SM-3, imbarcato sulle navi da guerra americane è in grado di intercettare un missile balistico in arrivo, distruggendo le bombe al suo interno, mentre il 747 ABL Airborne Laser è un'aereo di linea modificato che ospita al suo interno un'enorme laser in grado di bruciare il metallo.
Lo sviluppo di queste tecnologie ha un costo enorme e il perenne stato di guerra e incertezza che viviamo, potrebbe avere lo scopo di giustificare il riversamento di ingenti quantità di denaro publico nei fondi neri del Pentagono.
Forse tra qualche anno vedremo realizzarsi sul serio una spedizione americana come in "Armageddon" verso un qualche sconosciuto asteroide e per chiudere in bellezza assisteremo a una guerra contro gli alieni, in perfetto stile "Indipendence Day".
Tu paghi le tasse ? Io no!
Mentre ieri sera gran parte degli Italiani era concentrata sulla nuova edizione di Miss Italia, andava in onda sul programma RAI "Presa Diretta" l'ennesima tragedia all'Italiana.
L'argomento della serata era incentrato sulla ben nota evasione fiscale, che nel nostro paese ha assunto connotati assurdi.
La telecamera mostrava ai pochi telespettatori, che non si erano fatti distrarre dalla solita sfilata di "tette e culi", una carrellata di imprenditori che candidamente e alla luce del sole ammettevano di essere evasori fiscali totali.
Negli altri paesi Europei pagare le tasse è un dovere civico, se colti in flagrante la punizione è severa, da noi è considerato da sciocchi.
L'inchiesta tirava le somme sulla lotta al malcostume, sottolineando il fatto che spesso e volentieri, titolari di barche e motoscafi, dichiarano un reddito inferiore alle rate delle barche stesse.
Basterebbe così poco quindi per recuperare grandi risorse sotratte alla collettività, che aiuterebbero la ripresa economica sollevando l'onere ai tanti che già pagano.
Invece si preferisce battere cassa dove è più semplice, dai lavoratori dipendenti che guadagnano 1300 euro e pagano un'affitto di 600 euro al mese se va bene.
Il governo presenta ogni giorno i risultati mirabolanti conseguiti dalla lotta all'evasione, speriamo che presto non compaiano più in televisione individui che ammettono sornioni di evadere le tasse
E' significativo che una simile realtà, spiattellata in faccia ai molti che non arrivano alla fine del mese, che se mancano una rata della tassa sui rifiuti vengono bastonati, non susciti scalpore più di tanto.
Evidentemente l'Italiano medio preferisce far finta di nulla e cambiare canale, concentrandosi sulle forme delle giovani sculettatrici.
lunedì 6 settembre 2010
Europa - il processo di integrazione
L'espulsione forzata di centinaia di Rom dalla Francia da parte di Nicolas Sarkozy ha fatto scuola e Roberto Maroni, ministro dell'interno, ha colto l'occasione per chiedere alla commissione UE l'approvazione di un provvedimento per l'espulsione dei cittadini comunitari che non rispettano le regole.
La crisi economica unità all'emergenza sociale, sta creando nei governi dei principali paesi europei una deriva nazionalista, che rischia di minare il lungo processo di integrazione europeo.
In momenti di difficoltà come questo, ci appaiono incomprensibili le ragioni per cui è necessario accogliere nell'unione nazioni meno ricche di noi e non ci riconosciamo nelle politiche di integrazione.
Per questo è utile ripercorrere brevemente le ragioni e gli ideali che hanno portato alla nascita di una "Europa Unita", che fatica a divenire un'unione di popoli.
Gli organismi europei internazionali che nascono negli anni cinquanta, sono il prodotto del clima della guerra fredda e della volontà di lasciarsi alle spalle le macerie di una guerra, nata per effetto degli esasperati nazionalismi.
Tuttavia la genesi dell'Europa ha radici ben più antiche che affondano nell'Illuminismo, nate da ideali rielaborati nel '700 dopo la pace di Westfalia del 1648, che aveva segnato il trionfo delle tendenze particolaristiche e l'affermarsi degli Stati nazionali.
Tali derive nazionaliste culminarono con la sanguinosa guerra franco-prussiana, che segnò l'apice della tensione tra le due potenze, accresciutasi in considerazione dei progetti di conquista dell'egemonia europea da parte dello stato prussiano.
Scriveva Victor Hugo il 29 agosto 1876:
"Quel che succede in Serbia dimostra la necessità degli Stati Uniti d'Europa. Che i governi facciano posto ai popoli uniti. Finiamola con gli imperi assassini. Mai più guerre, mai più massacri, mai più carneficine: libero pensiero, libero scambio, fratellanza. E' dunque così difficile la pace? La Repubblica d'Europa, la Federazione continentale, non vi è altra realtà politica diversa da essa. Su questa realtà, che è una necessità, tutti i filosofi sono d'accordo e oggi i boia uniscono la loro dimostrazione alla dimostrazione dei filosofi. Ciò che le atrocità della Serbia mostrano senza ombra di dubbio è la necessità di una nazionalità europea, un governo uno, un immenso arbitrato fraterno, la democrazia in pace con se stessa: in una parola, gli Stati Uniti d'Europa".
A quel tempo un tale concetto rappresentava un'utopia, vagheggiata esclusivamente negli ambienti culturali.
Solo con la seconda guerra mondiale potè realizzarsi in un progetto concreto e oggi tutti noi ne possiamo osservare gli effetti.
Fino a questo momento l'Europa è divenuta una realtà politica ed economica, che sta accrescendo il suo peso nello scacchiere mondiale.
Dal 2002 la moneta unica circola nelle tasche di tutti noi e questo ha costituito un fatto di grande portata, in quanto da quel momento l'Europa è entrata nella nostra quotidianità, cessando di essere impercettibile.
Certamente il processo di integrazione non può includere solo la sfera economica ed è per questo che è in corso un'enorme balzo in avanti che riguarda la coesione sociale, che si scontra tuttavia con le barriere culturali e linguistiche.
L'allargamento a paesi meno ricchi di noi, necessario per garantire stabilità a tutto il continente ci obbliga a essere generosi, ed ad accogliere popolazioni che accorrono in cerca di una migliore fortuna.
La missione originaria della CEE era proprio quello di garantire pace e stabilità tramite l'integrazione e il suo successo più straordinario è stato quello di aver sanato il secolare conflitto tra Germania e Francia.
Dopo la caduta del muro di Berlino non si può rinunciare a estendere la zona di pace e stabilità a est, anche si sta discutendo molto dell'allargamento alla Russia, che per cultura ed economia è molto dissimile da noi.
L'Europa è stata fondata su principi da considerare imprescindibili: libertà, democrazia, tolleranza, solidarietà e tutela dei diritti umani.
La speranza è che la crisi economica e l'emergenza sociale che stiamo vivendo non causino una battuta di arresto a un'ideale che ci ha consentito di raggiungere il benessere la pace.
mercoledì 1 settembre 2010
La guerra è finita
Negli ultimi giorni è stato completato il ritiro delle truppe che per sette anni hanno occupato l'Iraq, dopo l'invasione promossa in pompa magna da Bush che ha portato alla morte di più di un milione di Iracheni e 5000 soldati americani.
La "coalizione di volenterosi", a cui ha preso parte anche l'Italia, ha distrutto completamente un paese sovrano, per nulla coinvolto nell'attentato dell'11 settembre.
Il pretesto delle armi di distruzione di massa mai ritrovate, ha lasciato subito spazio alle vere ragioni che hanno portato a questa guerra, cioè il profitto per le aziende che producono armi, clienti dell'amministrazione Bush.
Dopo il conflitto tutti i paesi partecipanti a "Enduring Freedom" si sono messi in fila, in attesa della loro fetta di guadagno.
Per un certo periodo di tempo, dopo che i carri armati cessarono di sparare, anche i media nostrani hanno timidamente informato l'opinione pubblica della grande opportunità per le aziende Italiane, beneficiate di un'accesso privilegiato agli appalti per la ricostruzione, dato che anche noi "avevamo fatto la nostra parte".
In seguito un'Iraq dilaniato da guerre civili e continui attentati si rivela un buco nero per le finanze pubbliche degli Stati Uniti, ingigantito dalla crisi economica che sta mettendo a dura prova tutto il sistema.
Nel contempo l'Iran approfittando della mancanza del suo rivale storico, ha aumentato notevolmente il suo potenziale bellico ed ha accresciuto la sua influenza nella regione.
Per ironia della sorte, il nemico numero uno Saddam Hussein sarebbe potuto essere un prezioso alleato, utile per contenere le ambizioni nucleari di Teheran.
Per questo l'avvento di Obama coincide con la pianificazione di un ritiro che deve apparire tutto sommato onorevole, senza tante celebrazioni e dicendo a tutti gli alleati che la guerra è vinta, ma senza crederci troppo.
Il presidente spiega che le risorse finanziarie che si libereranno con il disimpegno verranno impiegate per incentivare la ripresa economica:
"Oggi il nostro compito più urgente é rilanciare la nostra economia e ridare a milioni di americani che hanno perso il loro lavoro di nuovo un impiego. Per rafforzare la nostra classe media dobbiamo dare a tutti i nostri ragazzi l'educazione che meritano e a tutti i nostri lavoratori le capacità necessarie per competere nella economia globale".
Con queste parole Obama sta semplicemente ammettendo che gli Stati Uniti non possono più permettersi costose avventure militari.
Così le ultime truppe combattenti varcano il confine con il Kuwait, lasciandosi alle spalle un paese sull'orlo dell'implosione, con i generali Iracheni che invano chiedono agli Americani di restare sapendo cosa succederà dopo.
Gli attentati che hanno mietuto un gran numero di vittime, dopo un'apparente diminuzione ricominceranno ad aumentare, approfittando della debolezza delle forze di sicurezza Irachene ed alimentando nuove faide tra le varie etnie.
Iyyad Allawi con il suo debole governo tenuto insieme da Washington, è consapevole di non poter durare a lungo e per questo circolano già voci sulla possibile formazione di un nuovo gabinetto.
Resta aperto il fronte in Afghanistan, con i talebani che stanno intensificando gli attacchi rendendo sempre più reale lo spettro di una sconfitta.
Anche in questo caso è stato comunque fissato un termine ultimo per il ritiro.
Entro luglio 2011 anche la campagna Afgana dovrà essere conclusa e, debellato o meno il terrorismo, tutti i soldati dovranno essere a casa.
Possiamo sperare che quanto sta accadendo possa servire di lezione a questa amministrazione, affinchè si guardi bene dal promuovere nuove campagne militari, con la convinzione di "esportare la democrazia".
lunedì 30 agosto 2010
Gheddafi, Annibale e gli Italioti
Accolto come un conquistatore, Gheddafi come Annibale varca le Alpi una seconda volta, per celebrare con l'amico Berlusconi il secondo anniversario del "trattato di amicizia" con l'Italia.
Accompagnato dalle sue Amazzoni, porta con sè 30 cavalli arabi che oggi si esibiranno alla presenza del premier, mentre l'immancabile tenda beduina questa volta viene fissata nel giardino dell'ambasciata Libica.
Per accoglierlo degnamente sono state reclutate duecento ragazze avvenenti che allieteranno il suo soggiorno in Italia.
Scopo della visita è la definizione degli ultimi dettagli del trattato di "amicizia e cooperazione" tra Italia e Libia.
Un'intesa di lungo periodo, 25 anni in cui l'Italia si impegna con spese di riparazione del periodo coloniale, con la costruzione di un'autostrada lungo la costa e lo sminamento degli ordigni che risalgono all'epoca in cui la Libia era colonia Italiana.
Previste inoltre 24 ore di impegni "privati", in cui il leader incontrerà i big della finanza Italiana, tra i quali sarà presente molto probabilmente Paolo Scaroni, numero uno dell'Eni.
Chiedere perdono conviene, avrà pensato il governo Italiano, soprattutto in un periodo di crisi come questo, dove un'iniezione di liquidità dell'imponente tesoro Libico nelle aziende Italiane appare come una manna dal cielo.
Senza contare che in tutta amicizia il rais permetterà all'Eni di avere un'accesso ancora maggiore alle enormi risorse naturali della Libia.
E poco importa se la cooperazione tra i due paesi viene malvista dai nostri vicini Europei e in primis dagli Stati Uniti, tutto ciò che conta è chiedere scusa alla Libia per il periodo coloniale, facendo ammenda per non averlo fatto prima come si deve.
Muammar non si risparmia e si concede alla folla che lo accoglie in festa e all'Accademia libica fa proseliti, dicendo che l'Islam dovrebbe diventare la religione di tutta Europa.
Nel frattempo impartisce lezioni di Corano e converte tre ragazze, incurante del fatto che le sue affermazioni, fatte a Roma e a due passi dal Vaticano, peseranno come macigni.
Ma lui se lo può permettere e oggi, per un destino ironico, tocca a lui sostenere la parte del conquistatore coloniale. Le sue prede sono quote di aziende Italiane, ben felici di farsi finanziare da lui.
E chissà che il colonnello non ricompensi noi tutti, con qualche generoso cadeau.
giovedì 26 agosto 2010
Si avvicina il nucleare in Italia
Il governo accelera sul nucleare, stilando le tappe per la costruzione delle prime centrali.
Dopo aver stabilito la tipologia di reattore da installare, si definiranno le province in cui le centrali saranno costruite.
Un punto spinoso della faccenda sta nella scelta per il deposito atomico per gli scarti delle centrali.
In passato il luogo designato per lo stoccaggio dei residui nucleari fu Scanzano Ionico, la scelta fu imposta dall'alto e le proteste paralizzarono il progetto.
Questa volta la Sogin, incaricata del progetto, presenterà la lista delle località idonee ed emanerà un bando di gara.
Per quanto riguarda le centrali, poichè richiedono per il loro funzionamento grandi masse d'acqua, a causa del già eccessivo sfruttamento dei bacini idrici, nelle zone bagnate dal Po' si potrà installare un reattore di tipo compatto, di produzione franco-tedesca. Le altre saranno sul mare e saranno di tipo EPR.
Il reattore EPR, definito dagli anti ambientalisti come una bufala collossale, è in fase di costruzione in Francia e in Finlandia. Il suo progetto è derivato dai reattori di seconda generazione, diffusi in tutto il mondo, ma aggiunge dei nuovi sistemi che ne aumentano la sicurezza a discapito dei costi di realizzazione.
Come ogni progetto in fase di prima realizzazione, in Francia si sono presentate difficoltà tecniche che ne hanno fatto lievitare i costi, ma tali problemi sono correlati allo sviluppo di ogni nuova tipologia di reattore.
La convenienza economica di queste centrali, sta nel fatto che il reattore EPR è in grado di bruciare una quantità maggiore di combustibile, producendo meno scorie e ricavando più energia a pari quantità di uranio. Questo aumento di resa tuttavia porta ad avere delle scorie più radioattive rispetto alla precedente generazione.
Non cè dubbio che i combustibili fossili stanno diventando sempre più inaccessibili ai nostri impianti di estrazione. Come l'incidente nel Golfo del Messico ci insegna, possiamo continuare a estrarre petrolio da giacimenti sempre più in profondità, ma il rischio di un disastro ambientale sarà sempre più elevato.
Molti paesi nel mondo hanno già avviato la costruzione di questi reattori, prima su tutti la Cina, mentre Obama, da sempre sostenuto dagli ambientalisti, ha sdoganando la costruzione di nuove centrali negli States con queste parole:
«So che i difensori dell'ambiente sono contro il nucleare, ma per prevenire le peggiori conseguenze nei cambiamenti climatici dobbiamo aumentare i nostri approvvigionamenti nucleari. Le centrali, saranno sicure e pulite e garantiranno la sicurezza e il futuro del nostro paese.>>
E' evidente che non possiamo più permetterci di fare gli schizzinosi, continuando a importare energia elettrica dall'estero a costi che diverranno sempre maggiori, senza contare che ci sono da sempre decine di centrali nucleari, al confine Francese e Svizzero.
Riportare tale tecnologia nel nostro paese può essere un'opportunità in grado di portare occupazione e sviluppo, a patto ovviamente di affrontare con responsabilità la questione, ed impedendo che le solite organizzazioni criminali arrivino a speculare anche in questo delicato settore.
lunedì 23 agosto 2010
Guerre stellari e Space Shuttle
Mentre lo Space Shuttle si avvia verso il pensionamento, il governo degli Stati Uniti presenta il suo successore, che verrà sviluppato grazie al programma denominato Orion.
Il progetto prevede lo sviluppo di un veicolo spaziale con equipaggio che inizierà le prime missioni a partire dal 2014, ed è ispirato in gran parte alle capsule Apollo.
Il vuoto lasciato dallo Shuttle, secondo quanto annunciato dalla NASA, verrà riempito appoggiandosi ai vettori Soyuz Russi.
Sembra quindi che al momento non esista un'erede del glorioso Shuttle, almeno ufficialmente.
Tuttavia esiste un progetto denominato X-37B, sviluppato ufficialmente dalla NASA fino al 2000 e in seguito secretato dal Pentagono.
L'X-37B è uno spazioplano della lunghezza di cira 9 metri, autoalimentato a pannelli solari e a guida robotica. Visto da vicino ricorda molto lo Space Shuttle ed è progettato per restare in orbita 9 mesi prima di rientrare sulla Terra.
Il 22 Aprile 2010 ha effettuato con successo i primi voli orbitali e viene "ufficialmente" utilizzato per missioni di spionaggio.
Un team internazionale di astronomi ha preso letteralmente di mira il velivolo, mantenendolo sotto costante osservazione.
Al momento si può dire che impiega circa 40 minuti a circumnavigare il globo e ogni 4 giorni sorvola le aree di Iraq, Iran, Afghanistan, Pakistan e Corea del Nord.
Evidentemente tale sistema viene utilizzato con lo scopo di sperimentare nuovi sensori da utilizzare nel campo dello spionaggio, oltre che collaudare nuove tecnologie aerospaziali che non si vogliono rendere pubbliche, come sta accadendo con il programma Orion.
Forse la drastica riduzione di fondi a cui stata è soggetta la NASA negli ultimi anni a causa della crisi, non è altro che un'operazione di facciata per riversare tutte quelle tecnologie fantascientifiche che non si vogliono publicizzare, e che vengono portate avanti dall'US Army. Non dimentichiamo che il grosso deficit degli Stati è stato causato, oltre che dalle guerre in Iraq e Afghanistan, dagli enormi finanziamenti erogati al Pentagono dall'amministrazione Bush, per lo sviluppo di armamenti secondo il programma delle guerre stellari.
L'X37-B potrebbe essere solo uno dei tanti progetti in corso e probabilmente ne esistono altri molto più avanzati.
venerdì 20 agosto 2010
Naso elettronico per la prevenzione dei tumori
la Stampa ha recentemente dato risalto alla ricerca condotta da un gruppo di bioingegneri israeliani che, al Politecnico di Haifa hanno inventato una macchina capace di cogliere variazioni chimiche interne al corpo umano analizando il respiro.
Tale dispositivo è in grado di segnalare patologie che affliggono l'apparato respiratorio, ma può anche rilevare forme di cancro ai polmoni, al seno, alla prostata e all'intestino.
Il team ha effettuato dei test su un campione di 177 persone, alcune di queste affette da queste patologie, dimostrando l'efficacia del sistema ideato.
Anche in Italia presso il Politecnico di Milano si sta mettendo a punto un sistema identico, attraverso un progetto al quale lavorano ricercatori Italiani, Francesi e Spagnoli. Lo sviluppo si concluderà entro il 2012 e si concretizzerà in una serie di biosensori capaci di inviare segnali elettrici associati a una certa tipologia di odore.
Questi progetti una volta conclusi consentiranno di fare un grosso balzo in avanti nella diagnostica e nella prevenzione di queste gravi patologie.
mercoledì 18 agosto 2010
La Francia rimpatria i Rom
Con una decisione inaspettata Nicolas Sarkozy impone un giro di vite su nomadi e Rom, con sgomberi di campi abusivi e rimpatri forzati.
La Francia democratica e multiculturale si risveglia dall'oggi al domani xenofoba, decisa a rimpatriare 700 Rom verso Romania e Bulgaria entro fine mese.
Cittadini europei a tutti gli effetti, queste persone verrano espulse dalla Francia non per crimini accertati, ma per il solo appartenere a una particolare etnia.
Tale misura non rispetta la libertà di circolazione e protezione dei cittadini europei e sembra sia stata adottata esclusivamente per creare polemiche atte a mascherare una politica in caduta libera nei sondaggi.
Il governo sostiene invece che il provvedimento è giustificato da ragioni di ordine publico, sicurezza e salute pubblica.
In tempi di crisi è evidente che il costo dei rom non è più ritenuto accettabile e non ci sono più risorse economiche da destinare al loro mantenimento.
Troppo spesso anche da noi tra un Rom e un Italiano povero si è scelto di dare prima al Rom, per ragioni dettate esclusivamente dalla comunità Europea. E' significativo osservare che un simile provvedimento, che se fosse avvenuto in Italia avrebbe sollevato un putiferio nei salotti Bruxelles, viene adottato dal paese che più di tutti ha accolto persone di nazionalità straniera.
Resta da capire se queste persone accetterano di restare nel loro paese di origine oppure, come è più probabile, si riverseranno in qualche altro paese europeo, come ad esempio l'Italia.
lunedì 16 agosto 2010
La Turchia e la deriva Islamica
L'intervento dell'esercito israeliano contro la "Freedom Flotilla" ha aperto scenari internazionali a dir poco impensabili fino a pochi anni fa. La Turchia, paese storicamente laico, si sta avvicinando sempre di più all'Iran di Ahmadinejad, voltando le spalle all'alleato Israele.
La tenuta dell'asse israelo-turco rappresenta uno dei punti fermi della strategia mediorientale degli Stati Uniti, in quanto Ankara rappresenta un partner essenziale per controllare gli equilibri in medio oriente e nel Caucaso e nel supporto delle truppe schierate in Iraq.
Baluardo islamico della NATO, la Turchia è da sempre il mediatore con i vicini paesi arabi e l'ostacolo principale alla penetrazione iraniano-sciita in Asia.
Finora i garanti della laicità dello stato sono stati i militari Turchi, ma il recente scandalo dovuto alla scoperta del tentativo di golpe, ha ridimensionato l'importanza dei generali, consentendo l'ascesa del partito islamico. Da questo ne è conseguito un pericoloso avvicinamento al mondo islamico orientale e in particolare all'Iran, secondo lo slogan, proposto dal ministro degli esteri Davetoglu :"Zero problemi con i vicini".
Ad aumentare gli attriti ci ha pensato l'intesa raggiunta con Teheran, insieme al Brasile, per il trasferimento di uranio in cambio di combustibile atomico, mal vista dalla diplomazia statunitense che l'ha definita inaccettabile, chiedendo al Consiglio di Sicurezza di procedere con le sanzioni. Gran parte della responsabilità di questa deriva sembra ricadere anche sull'Europa, che ritarda deliberatamente il processo di adesione all'Unione.
Secondo alcune indiscrezioni è inoltre a rischio una fornitura di nuovi armamenti ai Turchi, evidenziando una crescente diffidenza dell'amministrazione Obama.
Anche i rapporti tra Stati Uniti e Israele sono ai minimi storici, a causa del blitz che ha causato l'annullamento della visita di stato di Netanyahu negli USA e un'aumento dell'insofferenza nei confronti della questione Palestinese.
In America si sta diffondendo l'idea che Israele non sia più una risorsa ma un peso, aumentandone la percezione di "accerchiamento".
I media sostengono la tesi del complotto, secondo cui la Freedom Flotilla era una trappola politico-militare, tesa al governo Netanyahu per deteriorare l'immagine di Israele nel mondo e isolarla diplomaticamente.
Sullo sfondo resta lo spettro di una nuova Intifada, con nuove ondate di violenza sulla striscia di Gaza e in Libano e la minaccia di un'attacco preventivo contro l'Iran, che rischia di infiammare tutta la regione.
mercoledì 4 agosto 2010
Macchie solari e variazioni climatiche
Le macchie solari sono regioni della superficie del Sole caratterizzate da una temperatura inferiore all'ambiente circostante. Sono interessate generalmente da un'intensa attività magnetica ed hanno una temperatura di circa 5000 gradi Kelvin. Pur essendo molto luminose, il contrasto con le regioni circostanti, più calde grazie a una temperature di 6000 gradi Kelvin, le rendono chiaramente scure. Il numero delle macchie è variabile e si è iniziato il loro conteggio a partire dal 1700.
Fortemente discusse sono le teorie secondo le quali il numero di macchie presenti sulla superficie del Sole influenzino o meno la vita sulla Terra. Quello che è certo è che tali macchie hanno un ciclo di vita misurato in circa 300 anni, coincidente con i picchi di attività solare. L'ultimo picco minimo di attività è avvenuto circa 300 anni fa e in corrispondenza della diminuzione del fenomeno, si è verificata la cosiddetta "piccola era glaciale". Questo periodo fu caratterizzato da un brusco abbassamento delle temperature e da inverni molto freddi che attanagliarono l'Europa e il Nord America. I ghiacciai delle Alpi avanzarono distruggendo numerose fattorie e interi villaggi mentre il fiume Tamigi e i canali dei Paesi Bassi si congelarono. Le carestie divennero più frequenti e le morti per malattia aumentarono. Secondo gli ultimi studi sembra che l'attività solare possa influenzare le "correnti a getto" del pianeta, ovvero i forti venti che soffiano a quote superiori ai 10 chilometri sulla superficie terrestre. Ogni emisfero ha una corrente alle alte latitudini e una meno intensa verso l'equatore. Quando la corrente del nostro emisfero viene bloccata, venti gelidi provenienti da est spazzano l'Europa, abbassandone le temperature. Non a caso nei periodi più freddi della "piccola era glaciale" vengono descritti forti venti provenienti da est, il che rappresenterebbe una conferma della teoria.
La ragione per cui una diminuzione dell'attività solare causa il blocco delle correnti a getto, sembra collegata alla quantità di raggi ultravioletti emessi dalla nostra stella.
I raggi ultravioletti riscaldando gli strati più esterni dell'atmosfera, in particolare le zone al di sopra dell'equatore, danno origine alle correnti a getto. Alcuni indizi affermano inoltre che tale fenomeno possa causare il rallentamento delle correnti oceaniche e in particolare, della "Corrente del Golfo", amplificando il fenomeno.
Spesso si parla del "Riscaldamento Globale", fenomeno per il quale le attività umane stanno portando al surriscaldamento del clima negli ultimi decenni. Tuttavia come si evince da questi ultimi studi, l'andamento climatico ha cicli di attività molti lunghi e quindi potrebbe al momento essere poco influenzato dalle nostre attività.
Vale la pena notare che è stato osservato un'aumento della temperatura di tutti i pianeti del sistema solare. I telescopi spaziali hanno constatato che la temperatura media di Giove è aumentata di circa 10°C, mentre su Marte l'incremento è indicato anche dalla forte diminuzione delle calotte polari. La stesso fenomeno si sta verificando anche nei pianeti più esterni, come Urano e Nettuno.
Fattori estranei alla Terra sembrerebbero quindi influenzare il clima, ma è ancora poco chiaro se si tratti esclusivamente del Sole, della quantità di polvere stellare che filtra i raggi solari, o di causa ancora sconosciute.
Unica cosa certa è il fatto che la nostra impronta sulla Terra potrebbe non essere così significativa, ed eventi al di fuori del nostro controllo potrebbero in futuro decidere delle nostre sorti.
martedì 3 agosto 2010
La morte nucleare di uno scienziato nucleare
21 Maggio 1946 - Louis Slotin
Quando l'umanità perse la sua innocenza.
In un certo senso Louis Slotin può essere considerato intercambiabile con un qualsiasi altro scienziato Americano brillante, disciplinato e patriota che aiutò gli Stati Uniti a costruire la bomba atomica durante la seconda guerra mondiale.
Nato a Winnipeg e cresciuto in una famiglia benestante si rese subito conto di non essere tagliato per ereditare come primogenito la gestione dell'azienda di famiglia, una commissionaria in bestiame.
Brillante in chimica e con la dote necessaria a progettare un'esperimento in modo rapido e creativo utilizzando il materiale a disposizione, si laureò brillantemente all'università di Londra e si fece notare come asso del pugilato, come peso gallo.
Tornato dall'Inghilterra fu affascinato dai primi ciclotroni disintegratori di atomi, in corso di sviluppo all'università di Chicago e si offrì di lavorare al loro sviluppo gratuitamente, con un'altro piccolo gruppo di entusiasti.
Era il 1942, quando Slotin venne reclutato nel programma di sviluppo della bomba atomica dal Manhattan Engineer District.
Nel 1944 andò a Los Alamos dove si stavano preparando i primi ordigni e divenne di fatto il primo armiere atomico nella storia degli Stati Uniti.
Il suo compito consisteva nel condurre le verifiche finali sui noccioli attivi, per assicurarsi che avrebbero prodotto l'esplosione richiesta. Era un procedimento pericoloso, spesso condotto a mani nude, ma in tempo di guerra si prendevano scorciatoie ritenute giustificate.
Alla fine della guerra un tecnico di nome Harry Daghlian era tornato nelle ore notturne in laboratorio, per condurre alcuni esperimenti sui materiali fissili contravvendeno al regolamento interno. Un errore di distrazione l'aveva condannato e l'aveva trasformato nel primo Americano a morire per le radiazioni.
Come fisico, Slotin aveva aiutato i medici a valutare il dosaggio radioattivo a cui Daghlian era stato sottoposto e come amico, l'aveva vegliato per ore nel corso dei 24 giorni che impiegò a morire.
Fu un seminario di tipo unico, in quanto i superstiti di Hiroshima e Nagasaki ancora non avevano capito di che cosa stavano morendo e le persone che li circondavano avevano altro a cui pensare.
Di lì a poco Slotin avrebbe abbandonato il laboratorio, per rientrare all'università di Chicago.
Per questo, il 21 Maggio 1946 Slotin era un'uomo piuttosto consapevole di quanto accade, quando la delicata chimica del corpo umano viene disturbata dalla radiazione.
Quel giorno stava assistendo a una riunione di dirigenti in visita ai laboratori e agli ospiti veniva mostrata la sala dove lui e i suoi collaboratori conducevano gli esperimenti. Era una stanza spoglia, dipinta di bianco, senza arredi, salvo una tavola metallica e un bancone con tutte le apparecchiature richieste agli assemblaggi critici.
Mentre i visitatori proseguivano il giro uno di loro, il fisico Alvin Graves rimase a discutere con Slotin su di una configurazione che Alvin non aveva mai visto funzionare e Slotin propose: "Vuoi che ti faccia vedere come funziona?"
Oltre ai due nella stanza erano presenti il dottor Schreiber e il suo assistente, tre uomini del personale di laboratorio e la guardia di sicurezza, che osservavano Slotin mentre allestiva l'esperimento.
Oggetto della verifica era un nocciolo di plutonio nichelato, di circa sei chili, che costituiva la parte attiva di una bomba, dello stesso tipo che aveva ucciso Daghlian nove mesi prima.
Il plutonio era avvolto da una calotta di berillio suddiviso in due emisferi , che ha la proprietà di far rimbalzare i neutroni, in modo da conservarli per avviare il processo di fissione nucleare. La tecnica dell'esperimento consisteva nel sovrapporre i due emisferi quasi completamente, in modo da aumentare il numero di neutroni in fuga, avviando così una reazione controllata a catena. Slotin manteneva separate le due calotte infilando il pollice in mezzo alle due, come una palla da bowling.
Avvicinando o allontanando le due calotte si poteva controllare la velocità dei neutroni, aumentando o diminuendo la potenza come un motore.
Vale la pena notare che di fatto lo scienziato stava collaudando il primo prototipo di reattore nucleare della storia.
Tuttavia se le calotte fossero giunte a meno di tre millimetri di distanza l'una dall'altra si sarebbe verificato un eccesso critico di neutroni, che avrebbero portato a un fenomeno di "prompt burst", o detonazione improvvisa. Non vi era pericolo di esplosione, poichè con l'aumento di calore i materiali si sarebbero dilatati allontanando nuovamente le calotte e diminuendo la popolazione di neutroni ma, in quei pochi millisecondi, vi sarebbe stata una potente emissione di raggi gamma e un'ondata di calore.
Si trattava di un'esperimento di fortuna allestito in tempi di guerra e lo stesso Enrico Fermi aveva detto a Slotin: "Se continui a ripeterlo morirai entro un'anno".
Essendo sul punto di lasciare il laboratorio Slotin doveva aver pensato che sarebbe stata l'ultima volta.
Egli comincio a illustrare le varie fasi a Graves, mostrandogli il punto critico allo stesso modo di un collaudatore che cerca di portare al limite il suo aereo.
Le fasi erano udibili grazie a una sorta di contatore Geiger che ticchettava sempre più rumorosamente mano a mano che ci si avvicinava al punto critico.
A quel punto i movimenti di Slotin vennero definiti dai presenti come un "qualcosa di diverso". Egli rimosse gli spaziatori che impedivano alle due estremità di toccarsi e, sempre aiutandosi con il pollice, inserì tra le due calotte un cacciavite, in modo da avvicinarli sempre di più. Esattamente alle 3.20 Graves sentì un click, quando la punta del cacciavitè usci e l'emisfero di berillio si chiuse sul resto dell'assemlaggio.
In quello stesso millisecondo si sprigionò una luce azzurra, mentre tutti i presenti vennero investiti da una vampata di calore.
Negli istanti successivi Slotin scosse la mano facendo cadere a terra la cupola di berillio.
Era appena stato ucciso.
Oggi sappiamo che in quell'istante Slotin fu investito da un'emissione di raggi gamma. Il suo corpo fece da schermo a Graves salvandolo, mentre gli altri si trovavano lontano dallo spazio letale. Subito dopo l'incidente tutti corsero fuori dal laboratorio, compreso Slotin, che telefonò per un'ambulanza.
In seguito telefono anche a Philip Morrison, brillante fisico e amico, spiegandogli l'accaduto e chiedendogli di raggiungerlo.
Mentre tutti aspettavano in silenzio l'ambulanza Schreiber, su suggerimento di Slotin, prese un rilevatore Geiger e tornò nel laboratorio. L'ago del rivelatore andò subito al massimo e lo scienziato uscì immediatamente.
Durante il tragitto in ambulanza Slotin vomitò mentre Graves attendeva gli stessi sintomi, temendo il peggio.
Verso le diciotto entrò nella stanza di ospedale di Slotin il dottor Wright Langham, specialista in radiazioni, che nove mesi prima aveva effettuato le stesse operazioni per Daghlian, aiutato nel calcolo delle radiazioni da Slotin stesso.
Slotin lo accolse dicendo: "So perchè sei qui".
Nello stesso momento entrò nella stanza anche Morrison e i tre cominciarono a discutere del dosaggio poichè, come oggi, non esisteva alcun antidoto all'esposizione eccessiva a radiazioni.
Restava la flebile speranza che Slotin non avesse assorbito abbastanza radiazioni da ucciderlo. Prima di congedarsi, i due domandarono a Slotin se avesse bisogno di qualcosa ed egli chiese dei libri.
Alle 18.30 di quella sera, la mano di Slotin appariva gonfia e arrossata, il pollice formicolava e l'unghia appariva annerita.
Mercoledì, 24 ore dopo l'incidente la mano era enfiata e pareva che la pelle dovesse scoppiare. I medici prescrissero iniezioni di morfina e impacchi di ghiaccio. Anche il basso ventre, rimasto esposto all'assemblaggio iniziò ad arrossarsi, ma nonostante ciò Slotin stava bene, non vomitava più e appariva allegro.
Come era accaduto a Daghlian.
Nonostante una simile offesa, le cellule del corpo reagiscono abbastanza bene per un breve periodo, espletando le loro funzioni fino al momento fatale della riproduzione.
Quella notte sulle braccia di Slotin, letteralmente cotte in quell'unico millisecondo di esposizione, comparirono le prime bolle, grosse come pasticcini.
Il giorno dopo accaddero molte cose, vi fu una riunione dei chimici che, analizzando l'anello d'oro e l'orologio di Slotin, tentarono di stimare la quantità di radiazione assorbita. Wright Langham, che aveva effettuato rapidi calcoli, stimava la quantità di radiazione di almeno 4 volte superiore a quella che aveva ucciso Daghlian e molto semplicemente, non gli concedeva alcuna possibilità di sopravvivenza.
Nonostante ciò gli altri scienziati continuarono con i loro calcoli.
I fisici tentarono di salvare Slotin con le loro matite per altri tre giorni.
Quel giorno fu anche il momento dell'esercito che, per evitare che il pubblico cadesse in preda all'isteria delle radiazioni, decise che bisognava rilasciare un comunicato stampa sull'accaduto "morbido", in cui si parlava di un'"imprecisato incidente in cui tuttavia le condizioni del personale erano soddisfacenti".
A sera Slotin prese il telefono e chiamò i suoi genitori in modo che potessero raggiungerlo. L'esercito avrebbe provveduto a riservare l'aereo.
I coniugi Slotin arrivarono sabato pomeriggio a Los Alamos, quando ormai la morfina e gli impacchi di ghiaccio non lenivano più il dolore. I medici decisero di incamerare completamente nel ghiaccio il braccio destro e sinistro, con gli stessi effetti dell'amputazione, ma senza lo choc psicologico.
Slotin continuava ad apparire a proprio agio e in possesso delle sue facoltà, era sottoposto a trasfusioni di sangue giornaliere e l'appetito era buono.
Quando arrivarono i genitori li accolse da seduto, il padre chiese:
"Come stai Louis?". Parlarono per un pò ma lui non diede importanza alle sue condizioni. La madre, accarezzandogli i capelli scuri osservò: "Sono rigidi e secchi, come fili di ferro".
Quel giorno ci furono altri due arrivi.
Il primo fu un medico di Chicago che aveva svolto ricerche su animali irradiati e che aveva constatato che, nei cani allo stato terminale, si verificava un'intricata e massiccia emorragia, dovuta alla morte delle piastrine e che aveva ottenuto dei miglioramenti con il trattamento mediante tintura blu di toluidina.
Il secondo fu un Hermann Lisco, patologo prudentemente convocato in caso fosse necessaria un'autopsia.
La domenica era in quinto giorno dall'incidente e fu allora che si convenne che qualunque fosse stato, il dosaggio era eccessivo. Annamae Dickie, l'infermiera incaricata di effettuare analisi del sangue giornaliere constatò in lacrime che i globuli bianchi stavano morendo e la stessa sorte avrebbe presto toccato le piastrine.
Slotin era ancora coerente e padrone di sè e constatò che la lingua si stava ulcerando in una posizione opposta a una capsula in oro, che aveva evidentemente formato una barriera contro la radioattività del dente.
Il quinto e sesto giorno furono evidentemente i peggiori.
Il degente passò allo stato tossico, temperatura e polso salirono a livelli intensi, L'addome si tese e si gonfiò, il sistema gastro intestinale cessò di funzionare e dovette essere drenato per via nasale. La pelle si tinse di un colore bluastro, mentre il corpo si stava sciogliendo in un residuo organico.
Martedì ci fu il crollo delle piastrine, segno dell'inizio della fase emorragica.
Nei cinque giorni successivi Louis fu soggetto a periodi di confusione mentale e mercoledì entrò in delirio.
Fu posto sotto una tenda ad ossigeno e la notte entrò in coma.
Alle 11 della mattinata del 30 maggio, a nove giorni dall'incidente spirò.
I giornali e l'esercito riuscirono a presentare la morte di Slotin in modo degno, perchè al momento critico si era comportato da eroe.
E' passato molto tempo, ma tuttavia è interessante notare che gli scienziati di Los Alamos scelsero, come fanno oggi, di evitare di ricordarlo.
Tempo dopo l'incidente, Morrison, che si trovava alla Cornell University, intervistato sull'accaduto ha risposto in tono piatto: "E' stato il momento più doloroso della mia vita e non intendo ripensarci".
Non viene spiegato il perchè di questa reticenza, ma può darsi che forse, ricordando Louis Slotin si dovrebbero rivivere le sensazioni del periodo in cui l'umanità perse la sua innocenza.
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